Delfini, la Russia li sta arruolando in Marina | Addestramento duro e duraturo: dovranno avvisare dell’arrivo dei nemici
 Delfini ammaestrati (Depositphotos foto) - www.marinecue.it
Dai fondali del Mar Nero emergono nuove strategie: animali addestrati entrano in scena per compiti di sorveglianza militare.
Negli anni abbiamo visto davvero di tutto: animali “reclutati” per missioni che sembravano uscite da un film, e invece erano reali, concreti, persino documentati. In fondo, chi meglio di un cetaceo o di un volatile può muoversi agilmente in ambienti estremi? Il confine tra biologia e tecnologia, oggi più che mai, si fa sempre più sottile, e alcune scelte militari lo dimostrano chiaramente.
Il mare, quello profondo e poco raccontato, è spesso teatro di mosse strategiche invisibili agli occhi del pubblico. Non ci sono solo sonar e droni, ma anche… beh, altre “creature”. Ed è proprio lì, tra onde e silenzi, che si sviluppano progetti a metà tra la scienza e il controllo del territorio. Alcuni animali vengono addestrati per compiti di pattugliamento e segnalazione, sfruttando doti che nessun essere umano potrebbe replicare.
In giro per il mondo, strutture specializzate – che a prima vista sembrano semplici impianti marini – nascondono programmi avanzati con protagonisti inaspettati. Il tutto si muove tra esperimenti, segreti e tensioni geopolitiche. E anche se non sempre trapela tutto, qualche dettaglio filtra, grazie a immagini, analisi e indagini fatte da enti indipendenti.
Insomma, si parla sempre più spesso di questi progetti “speciali”, e no, non è fantascienza. Anzi, in certe aree ad alta sorveglianza, la presenza di questi “agenti non umani” sembra ormai consolidata. La loro funzione? Ufficialmente non è chiara, ma tutto lascia pensare che siano parte integrante della sicurezza costiera.
Strategie che non fanno rumore
Come riportato da Geopop, pare che in Crimea, la Marina russa abbia ripreso a pieno regime un vecchio progetto di addestramento di delfini. Alcune immagini satellitari hanno mostrato – o almeno così sembra – delle strutture nel porto di Sebastopoli, probabilmente recinti per cetacei impiegati in attività di sorveglianza subacquea. L’obiettivo? Proteggere le navi ormeggiate da eventuali minacce sommerse.
In realtà, tutto questo ha radici lontane. Già durante la Guerra Fredda, l’Unione Sovietica aveva sviluppato un programma specifico per l’uso militare dei delfini, localizzato proprio nel Mar Nero. Dopo il 1991 passò nelle mani dell’Ucraina, ma con l’annessione della Crimea nel 2014, la Russia ha ripreso possesso della base e rilanciato le operazioni, coinvolgendo anche nuovi esemplari.

Quando il sonar è naturale (e pericolosamente preciso)
I delfini, si sa, non sono solo animali intelligenti ma anche dotati di un “sonar naturale” che permette loro di percepire l’ambiente circostante con una precisione spaventosa. Grazie all’ecolocalizzazione, sono capaci di individuare oggetti, persone, perfino mine sul fondo marino. Alcuni sistemi militari – si pensa anche in Russia – potrebbero essere in grado di “decodificare” i segnali prodotti da questi animali e usarli operativamente.
Tra le tecniche più suggestive (e inquietanti), ce n’è una in cui il delfino intercetta l’intruso, rientra alla base, poi torna indietro con una boa segnalatrice da attaccare al nemico. La boa si attiva, lampeggia, e voilà: la squadra di sicurezza ha un bersaglio chiaro. Secondo Doug Cartlidge, esperto del settore, alcuni esemplari avrebbero addirittura ricevuto un addestramento per attaccare nuotatori con dispositivi dotati di aghi collegati a bombole di CO2. Ah, e pare che i due delfini individuati di recente siano ex “reclute” ucraine, passate sotto il controllo russo nel 2014. Dopo di loro, ne sarebbero arrivati altri cinque.
