Una Pompei sotto il mare a poca distanza da quella già conosciuta | Ad unirle l’attività vulcanica: i Campi Flegrei l’hanno nabissata

Illustrazione di una Pompei sotto l'acqua (Canva FOTO) - marinecue.it
In Campania esistono tante bellezze archeologiche, eppure forse questa è poco conosciuta rispetto alla classica Pompei.
Nel corso della storia, alcune eruzioni vulcaniche hanno lasciato un’impronta indelebile, travolgendo intere città in pochi istanti. Non si tratta solo di lava e cenere, ma di eventi improvvisi che cambiano per sempre il volto di un territorio.
La più celebre, forse, è quella del Vesuvio nel 79 d.C., che seppellì Pompei, Ercolano e Stabia sotto metri di materiale piroclastico. Un disastro, ma anche una fotografia congelata del mondo romano, riscoperta secoli dopo.
Nel 1902, il Monte Pelée, nei Caraibi, cancellò in pochi minuti la città di Saint-Pierre: oltre 30.000 morti, quasi senza preavviso. Più di recente, nel 1991, il Pinatubo nelle Filippine coprì villaggi e basi militari sotto una coltre di cenere che fece il giro del mondo.
Questi eventi ci ricordano quanto i vulcani siano affascinanti e imprevedibili. Sotto la loro bellezza si nasconde una forza primordiale che, quando si risveglia, può riscrivere la storia in un solo giorno.
Quando il mare si prende tutto
A volte sembra che il mare abbia la memoria lunga. E, ogni tanto, decide di riprendersi quello che l’uomo ha costruito. È più o meno quello che è successo a Baia, un’antica città romana che oggi non si trova più sulla terraferma ma… sotto l’acqua. Nel Golfo di Napoli, proprio lì dove oggi passano barche e pesci, un tempo c’erano ville sontuose, mosaici colorati e terme fumanti. Era un po’ la Montecarlo dell’Impero romano, meta chic per senatori, generali e ricconi dell’epoca.
Il motivo di questo affondamento non è un’eruzione, come ci si potrebbe aspettare da quelle parti. No, qui è colpa del bradisismo, un fenomeno lentissimo, quasi invisibile, che fa alzare o abbassare il suolo nel corso dei secoli. Nel caso di Baia, il terreno è sprofondato piano piano di 6, forse 8 metri in duemila anni. Un po’ alla volta, come se la terra avesse mollato la presa e il mare ne avesse approfittato per entrare in scena.

Un posto incredibile
Oggi, Baia è conosciuta come “la Pompei sommersa”. E in effetti, un po’ lo è. Solo che invece di passeggiare tra le rovine, bisogna mettersi una maschera da sub o salire su una barchetta col fondo trasparente. I resti della città sono lì, in fondo all’acqua: colonne spezzate, pavimenti a mosaico, stanze termali… tutto ancora visibile, solo avvolto da alghe e piccoli branchi di pesci. Il Parco Sommerso di Baia è oggi un’area protetta, e meno male.
Qui si nuota letteralmente dentro la storia, ma senza l’effetto museo polveroso. È un luogo strano e affascinante, dove il passato e la natura convivono come se niente fosse. Baia fu un importantissimo centro termale romano, attivo già dal II secolo a.C., noto per le sue sorgenti di acqua calda di origine vulcanica. Durante l’età imperiale, ospitò residenze di personalità come Cicerone, Cesare e Ottaviano, e nel tempo divenne un punto nevralgico per l’élite dell’Urbe.