Il Narvalo (Pixabay) - www.systemscue.it
A detta degli esperti, gli unicorni esistono davvero. E se vuoi vederne uno, dovrai recarti (il prima possibile) al polo artico.
Il mare, come sappiamo, copre oltre il 70% della superficie terrestre. Essendo un elemento indispensabile, per la vita sul pianeta. Il quale è composto, nello specifico, principalmente da acqua salata; che arricchita da una complessa miscela di sali minerali, gli conferiscono le caratteristiche che lo rendono unico. Tutti elementi che, non solo influenzano la composizione chimica dell’acqua, ma riescono a creare anche un habitat ideale per lo sviluppo di un’incredibile varietà di organismi viventi.
Alla base della vita marina, troviamo, comunque, il fitoplancton, ovvero, minuscole alghe che producono ossigeno per messo della fotosintesi clorofilliana. Ed esso, insieme allo zooplancton, costituiscono la base della catena alimentare di pesci, molluschi, crostacei, e molte altre specie acquatiche. Nelle acque marine, si trovano anche mammiferi come delfini e balene, e questo, a dimostrazione della meravigliosa ricchezza di siffatto ecosistema.
Vi sono anche le profondità marine, caratterizzate da oscurità e pressioni elevate dovute alla massa acquea. Abissi in cui vivono creature straordinarie, alla stregua di strani pesci abissali, meduse bioluminescenti, e organismi che, addirittura, traggono energia da sorgenti idrotermali. Ambienti, di per sé, estremi, ma che mostrano quanto la vita sappia adattarsi anche alle condizioni più ostili.
Le coste e le barriere coralline – dal loro canto -, offrono, invece, riparo e cibo a molte specie, fungendo da veri e propri incubatori, per la biodiversità marina. Ogni componente del mare è interconnesso con un altro, in un meccanismo che riesce a garantire la salute del nostro pianeta.
Il narvalo, conosciuto come “balena unicorno”, deve il suo nome al termine norvegese *narhval*, il quale significa “balena cadavere,” a causa della sua colorazione pallida. Questo è un cetaceo simile al beluga, distinguendosene solo attraverso la zanna elicoidale presente nei maschi. Che in dettaglio, non è altro che un lungo dente il quale può raggiungere i 2,5 metri. Il narvalo, in generale, può arrivare a una lunghezza di 5 metri, escludendone la su detta zanna, però.
I narvali, che raramente si allontanano dal proprio habitat naturale (sito nel Mare Artico), vivono, infatti, nelle fredde acque di Canada, Groenlandia, Norvegia, e Russia. Durante l’inverno, si rintanano sotto ai ghiacci della Baffin Bay-Davis; mentre in estate, frequentano zone come lo Stretto di Lancaster, area marina protetta, appartenente al Canada. La loro dieta, varia a seconda delle stagioni: in inverno, si nutrono principalmente di pesci bentonici; al contrario dell’estate, in cui aggiungono merluzzo artico, e ippoglosso nero.
I narvali, sono noti per le loro immersioni, con cui possono raggiungere i 1.500 metri di profondità, e restare sott’acqua, fino a 25 minuti. Cetacei “sociali”, i quali vivono in gruppi composti da poche unità, o centinaia; in particolar modo, durante le stagioni estive.
Il narvalo è anche una specie in pericolo d’estinzione. A causa del cambiamento climatico, del rumore subacqueo, e da una caccia indiscriminata, che ne stanno riducendo drasticamente la popolazione. Come in Groenlandia, per esempio. Un animale misterioso, la cui sopravvivenza dipende molto dalla protezione del fragile ecosistema artico.
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