Le interazioni tra prede e predatori sono diminuite nel Mar Adriatico

Un leone che sta consumando la sua preda (Depositphotos)

Un leone che sta consumando la sua preda (Depositphotos FOTO) - www.marinecue.it

Un’analisi delle dinamiche ecologiche nel Mar Adriatico. Non è un buon segno dal punto di vista ecologico.

Le interazioni tra prede e predatori sono fondamentali per la comprensione degli ecosistemi marini e delle loro dinamiche ecologiche. In ecologia, il termine “relazioni preda-predatore” si riferisce ai legami complessi e interattivi tra specie che si nutrono l’una dell’altra. Queste interazioni non solo influenzano le popolazioni coinvolte, ma hanno anche effetti a cascata sull’intero ecosistema.

Le relazioni preda-predatore possono essere descritte attraverso diversi modelli ecologici, come il modello Lotka-Volterra, che rappresenta le fluttuazioni delle popolazioni di prede e predatori in funzione della disponibilità di risorse e della mortalità. Secondo questo modello, un aumento della popolazione di prede porta inizialmente a un incremento della popolazione di predatori, il quale successivamente porta a una diminuzione delle prede, creando un ciclo oscillatorio di abbondanza e scarsità.

Queste interazioni possono anche esercitare una pressione selettiva sulle specie coinvolte, influenzando l’evoluzione e la morfologia degli organismi. Ad esempio, le prede possono sviluppare meccanismi di difesa, come mimetismo, comportamento gregario o adattamenti morfologici, mentre i predatori possono migliorare le loro tecniche di caccia e adattare le loro strategie per catturare le prede più efficientemente.

La diminuzione delle interazioni tra prede e predatori, come osservato nel Mar Adriatico, può avere conseguenze significative per la stabilità ecologica. Queste interazioni aiutano a mantenere l’equilibrio delle popolazioni e la biodiversità. Quando un predatore è assente o diminuisce, le popolazioni di prede possono aumentare esponenzialmente, portando a un eccesso di erbivori che possono sovrasfruttare le risorse vegetali, provocando una diminuzione della vegetazione e alterando l’habitat.

Inoltre, l’alterazione di queste dinamiche può influenzare anche le reti trofiche e le interazioni con altre specie. La scomparsa dei predatori può portare a una riduzione della diversità biologica e a un aumento della vulnerabilità degli ecosistemi marini, rendendoli meno resilienti a cambiamenti ambientali o stress.

Un ecosistema in diminuzione e instabile

Negli anni ’50 del secolo scorso, se avessimo monitorato la vita marina del Mar Adriatico, avremmo avuto una visione promettente: popolazioni di lumache e di vongole, prede e predatori, erano in aumento, testimoniando un ecosistema sano e vibrante. Tuttavia, con il passare del tempo, una soglia è stata superata. Le popolazioni di entrambe le categorie, sia predatori che prede, hanno subito un crollo drastico, con alcune specie che sono scomparse del tutto.

Questo declino ha portato a una sostituzione delle specie, con l’emergere della vongola comune (Varicorbula gibba), un organismo in grado di rallentare il proprio metabolismo in condizioni sfavorevoli. L’abbondanza di questa specie nel record fossile indica un ambiente difficile e inadatto per altri organismi. Martin Zuschin, professore di paleontologia all’Università di Vienna, afferma che la vongola comune è diventata più abbondante e ha raggiunto dimensioni superiori rispetto al passato proprio a causa della riduzione dei predatori e della minore competizione.

Le ricerche hanno dimostrato che l’attività umana ha destabilizzato gravemente gli ambienti marini nella regione. L’intensificazione della pesca, il dragaggio del fondale, il deflusso di nutrienti e l’introduzione di specie invasive, insieme al riscaldamento delle acque causato dai cambiamenti climatici, hanno alterato drasticamente le comunità animali marine lungo la penisola italiana. Secondo Zuschin, la composizione delle specie nel Mar Adriatico è diventata molto più semplice rispetto al passato. In molte aree, la mancanza di predatori, erbivori e organismi che vivono sulla superficie dei sedimenti è evidente, mentre altre specie, come i detritivori e gli organismi bentonici, sono aumentate. Questa trasformazione ha reso il Mar Adriatico simile a un campo da golf, caratterizzato da bassa biodiversità e un eccesso di nutrienti.

Immagine di Corbula gibba (WORMS)
Immagine di Corbula gibba (WORMS FOTO) – www.marinecue.it

La speranza per un futuro sostenibile

I ricercatori hanno avuto l’opportunità unica di andare oltre l’analisi dei semplici numeri di individui e specie, valutando anche le interazioni tra di esse. La presenza di segni fisici, come i fori praticati nelle conchiglie dai predatori, ha fornito informazioni utili sulle antiche interazioni predatorie. Campionando due regioni, una a nord, lungo la foce del fiume Po, e l’altra a nord-est, nel Golfo di Trieste, i ricercatori hanno osservato un aumento della frequenza dei fori nelle conchiglie fino al XIX secolo, segno di una biodiversità in equilibrio prima dell’industrializzazione italiana.

Tuttavia, il sovraccarico di nutrienti ha portato a una proliferazione di alghe, che una volta morte hanno soffocato gli organismi marini a causa della diminuzione dell’ossigeno disponibile, causando un crollo del sistema ecologico. La V. gibba, meno vulnerabile a condizioni di ossigeno ridotto, ha prosperato in questo contesto, ma ora affronta una nuova sfida: il cambiamento climatico sta rendendo le acque del Mar Adriatico sempre più stratificate, complicando ulteriormente il flusso di ossigeno e aggravando la situazione.

Tuttavia, ci sono motivi per essere ottimisti. Sono in corso sforzi per ridurre l’inquinamento che entra nei fiumi italiani e in alcuni campioni del Delta del Po si osserva un leggero aumento della frequenza dei fori, segno che potrebbe esserci un inizio di recupero. È fondamentale, tuttavia, non sottovalutare le difficoltà del processo di restauro ambientale, poiché la degradazione ambientale ha costi elevati, sia economici che ecologici. È un compito arduo, ma necessario per garantire un futuro sostenibile per l’ecosistema marino del Mar Adriatico.