Una pandemia marina sta cancellando i ricci di mare: impatti globali e rischi ecologici

Una pandemia marina sta cancellando i ricci di mare: impatti globali e rischi ecologici

Una pandemia marina silenziosa sta decimando le popolazioni globali di ricci di mare, con effetti devastanti sugli ecosistemi bentonici.

In particolare, il rapido collasso di Diadema africanum nelle Isole Canarie minaccia la stabilità di intere barriere rocciose e la resilienza di habitat costieri vitali.

Ricci di mare: ingegneri ecologici degli ambienti costieri

I ricci di mare, spesso sottovalutati nell’immaginario collettivo, svolgono un ruolo chiave negli ecosistemi marini. Come grazer bentonici, mantengono l’equilibrio ecologico riducendo la biomassa algale su fondali rocciosi, barriere coralline e praterie di fanerogame. Il loro pascolo selettivo favorisce la crescita di coralli e alghe calcaree, rallenta la successione ecologica e preserva nicchie fondamentali per moltissime specie.

Tuttavia, se privi dei predatori naturali, possono diventare eccessivamente abbondanti, trasformando gli habitat in barrens, aree spoglie di vegetazione e biodiversità. È questo equilibrio dinamico tra controllo biologico e pressione ecologica che rende i ricci essenziali per la stabilità degli ecosistemi costieri.

Una crisi senza precedenti nelle Isole Canarie

Secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Marine Science, un’epidemia di origine sconosciuta sta causando la moria di massa dei ricci di mare del genere Diadema in diversi bacini oceanici. Tra i più colpiti figura *Diadema africanum*, specie endemica dell’Atlantico orientale, con epicentro nelle Isole Canarie.

Il dottorando Iván Cano, dell’Università di La Laguna (Tenerife), descrive un declino allarmante della popolazione: “Dal 2021 abbiamo registrato una diminuzione del 74% a La Palma e di oltre il 99% a Tenerife. Alcune popolazioni sono ormai prossime all’estinzione locale”.

Diffusione e sintomatologia della pandemia

I primi segnali dell’epidemia sono apparsi nel febbraio 2022 al largo di La Palma e La Gomera. Nel corso dell’anno, l’infezione si è propagata a est lungo l’arcipelago. I sintomi osservati nei ricci colpiti includono:

  • Inattività e movimenti scoordinati;
  • Perdita di risposta agli stimoli ambientali;
  • Caduta degli aculei e successiva necrosi tissutale;
  • Morte entro pochi giorni dalla comparsa dei primi sintomi.

Fenomeni simili si erano già verificati nel 2008 e nel 2018, ma con una differenza significativa: nelle epidemie precedenti, le popolazioni si erano parzialmente riprese. Questa volta, il recupero naturale non si sta verificando.

Un collasso riproduttivo: la crisi delle nuove generazioni

Tra l’estate 2022 e l’estate 2025, i ricercatori hanno monitorato 76 siti nelle sette isole principali. Oltre ai conteggi diretti, hanno impiegato trappole larvali e raccolto dati da subacquei professionisti. I risultati indicano un crollo generalizzato nella riproduzione di Diadema africanum.

Durante il picco di deposizione (settembre 2023), le trappole installate al largo di Tenerife orientale hanno catturato un numero estremamente basso di larve. Ancora più preoccupante, nel gennaio 2024, non è stato rilevato alcun nuovo individuo giovanile nei siti campionati.

Questo suggerisce un possibile collasso demografico irreversibile, con popolazioni incapaci di rigenerarsi naturalmente a causa dell’elevata mortalità degli adulti fertili e dell’assenza di reclutamento larvale.

Un fenomeno globale: dal Mediterraneo all’Oceano Indiano

Il caso delle Canarie non è isolato. Epidemie simili hanno colpito Diadema antillarum nei Caraibi, D. setosum nel Mar Rosso e D. savignyi nel Mare di Oman e nell’Oceano Indiano occidentale. La sincronia temporale e la somiglianza dei sintomi suggeriscono l’esistenza di una pandemia marina su scala globale.

Attualmente, le popolazioni del Sud-est asiatico e dell’Australia sembrano risparmiate, ma i ricercatori non escludono la possibilità che la malattia si diffonda ulteriormente.

Agente patogeno sconosciuto: ipotesi in campo

L’identificazione dell’agente eziologico è ancora in corso. In passato, morie di *Diadema* sono state associate a:

  • Scuticociliati del genere Philaster, protozoi parassiti responsabili di necrosi tissutali in numerosi invertebrati marini;
  • Amebe del genere Neoparamoeba, già implicate nei precedenti episodi alle Canarie;
  • Variazioni idrodinamiche anomale, come onde di tempesta provenienti da sud, che possono favorire la diffusione di patogeni bentonici.

Tuttavia, senza conferme molecolari, non è ancora possibile stabilire se si tratti dello stesso agente in ogni località o se più patogeni stiano agendo simultaneamente, potenzialmente favoriti dal cambiamento climatico, dal traffico marittimo o da perturbazioni degli equilibri ecologici locali.

Implicazioni ecologiche per gli ecosistemi marini

Il declino dei ricci di mare ha implicazioni complesse e potenzialmente contraddittorie. Nelle aree dove Diadema africanum era eccessivamente abbondante, come lungo la costa orientale di Tenerife, la moria può permettere una rigenerazione algale e una parziale rinaturalizzazione dei fondali.

Tuttavia, nei siti dove la densità dei ricci era già equilibrata, la loro scomparsa comporta rischi ecologici significativi:

  • Proliferazione incontrollata di macroalghe opportuniste, che competono con i coralli e soffocano le alghe calcaree;
  • Perdita di nicchie ecologiche per numerose specie bentoniche, inclusi pesci, crostacei e gasteropodi che si nutrono degli stessi substrati;
  • Alterazione dei cicli biogeochimici locali, in particolare del carbonato di calcio e del bilancio ossigeno-nutrienti.

Conservazione, monitoraggio e risposta ecosistemica

La crisi attuale sottolinea l’urgenza di potenziare i sistemi di monitoraggio continuo degli invertebrati marini, spesso trascurati nei piani di conservazione rispetto ai vertebrati o agli habitat più “iconici” come le barriere coralline.

Servono strategie integrate che includano:

  • Campionamenti genetici e microbiologici per identificare i patogeni coinvolti;
  • Reti di sorveglianza subacquea in collaborazione con diving center e citizen science;
  • Azioni pilota di ripopolamento controllato con ricci allevati in ambiente protetto, una volta stabilita l’assenza di rischio sanitario.

Un segnale d’allarme per la salute dell’oceano

La pandemia dei ricci di mare è l’ennesimo esempio di come anche organismi poco appariscenti possano essere sentinelle di processi più ampi. La salute delle popolazioni di Diadema, così strettamente legata alla qualità dell’acqua, alla temperatura e alla stabilità dei fondali, rappresenta un indicatore ecologico precoce di squilibri marini.

Il rischio è che, senza una risposta tempestiva, questo collasso acceleri l’erosione di habitat fondamentali per la pesca, il turismo subacqueo e la resilienza costiera al cambiamento climatico.

La sfida della resilienza marina

La pandemia che sta colpendo i ricci Diadema a livello globale non è solo un evento biologico, ma una sfida multidisciplinare che coinvolge biologia marina, ecologia, oceanografia e gestione costiera. Il suo impatto, già drammatico nelle Isole Canarie, richiede un cambio di paradigma nella tutela della biodiversità bentonica.