Si è quasi estinto il “pesce dei ricchi”: abbiamo mangiato tutta la specie | Non potremmo mai più gustarlo

Che non mangeremo più

Un pesce pregiato (Canva) - marinecue.it

Se questo pesce continuerà a esser cacciato, non rimarrà altro che un ricordo di lui, perché sparirà per sempre dai nostri mari.

L’uomo vive da sempre in un equilibrio fragile, fra il desiderio e il limite; e fra la volontà di esplorare, e la necessità di rispettare le regole imposte dalla natura. E sin dalle origini, l’istinto di sopravvivenza e la curiosità, lo hanno spinto a superare confini che sembravano invalicabili; spesso con conseguenze tanto sorprendenti, quanto distruttive.

Spinta all’adattamento al progresso, che ne ha decretato l’evoluzione, e la stessa che lo porta a non accettare i vincoli del mondo naturale. Motivo per cui, l’uomo non si accontenta, poiché vuole possedere, sperimentare, dominare.

Persino il cibo, da bisogno primario, è diventato simbolo di eccesso. E mangiare di tutto, non è più solo un gesto di sopravvivenza, ma un vero atto di potere, che ignora gli equilibri biologici e ambientali.

Alla fine, perciò, non è la fame a muoverlo, ma la perdita della misura. E la libertà assoluta che ricerca è solo un’illusione, creata contro la natura stessa.

Il declino del pesce, nel Mediterraneo

Il riccio di mare viola, conosciuto scientificamente come “Paracentrotus lividus“, è ormai sull’orlo di un preoccupante declino. Tanto che, come riportato anche sul sito greenme.it, le analisi condotte nell’estate del 2023, lungo le coste di Puglia e Sicilia, hanno evidenziato una densità media inferiore a 0,2 individui, per metro quadrato, segnale di un vero e proprio collasso ecologico, che minaccia gli equilibri marini del Mediterraneo. E a lanciare l’allarme è stato uno studio internazionale pubblicato su “Nature – Scientific Reports”, coordinato dal professor Stefano Piraino, dell’Università del Salento.

Il progetto, condotto nell’ambito delle attività del “National Biodiversity Future Center” (NBFC), ha coinvolto anche ARPA Puglia, l’Università di Palermo, e l’Università di Malta. E dai risultati è emerso un dato inquietante: ovvero, che non vi son differenze significative fra le aree marine protette, e quelle non tutelate, segno che le misure di conservazione attuali, non bastano a invertire la rotta.

Una specie in declino
Ricci di mare (Canva) – marinecue.it

Le cause del crollo della popolazione

Secondo gli esperti, il declino del riccio di mare viola è dovuto al sovrasfruttamento della specie, e al progressivo riscaldamento delle acque. Infatti, gli eventi di calore marino, come quello del 2003, hanno avviato un lento ma costante processo di scomparsa, documentato attraverso dati raccolti negli ultimi trent’anni.

Andrea Toso, primo autore dello studio, ha ricordato che il riccio di mare rappresenta un indicatore ecologico cruciale: la cui perdita, comprometterebbe non solo una risorsa gastronomica tipica, ma anche l’intero equilibrio ambientale. Motivo per cui, gli scienziati invocano azioni urgenti di tutela, e una pesca realmente sostenibile, tali da evitare che questa specie diventi solo un ricordo delle acque.