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La circolazione oceanica che regola il clima europeo rallenta pericolosamente: l’Islanda corre ai ripari e avverte il mondo dei rischi imminenti.
Da sempre, l’Islanda affascina per il suo paesaggio drammatico, plasmato da ghiacciai, vulcani e tempeste. Ma dietro questo equilibrio spettacolare si nasconde una realtà più delicata: il clima relativamente mite dell’isola dipende da un sistema oceanico fragile e poco conosciuto dalla maggior parte dell’opinione pubblica.
Negli ultimi anni, il cambiamento climatico ha attirato l’attenzione sui poli, sulla fusione dei ghiacci e sull’innalzamento del livello dei mari. Tuttavia, il comportamento delle grandi correnti oceaniche è rimasto perlopiù un tema per esperti. Questo finché non si è cominciato a parlare seriamente di un loro possibile collasso.
Tra gli scienziati, non è raro sentire dire che una delle peggiori catastrofi climatiche non sarebbe un uragano né una siccità, ma l’arresto di un fiume invisibile che scorre sotto la superficie dell’Atlantico: la Circolazione Meridionale Atlantica. Un evento che riscriverebbe le regole del clima globale.
E mentre il dibattito scientifico si fa più urgente, un piccolo Paese del Nord Atlantico ha deciso di agire per primo, classificando il rischio non più come ipotesi accademica, ma come questione di sopravvivenza nazionale.
Il cuore della minaccia è l’AMOC, acronimo di Atlantic Meridional Overturning Circulation: un gigantesco nastro trasportatore di calore tra i tropici e l’emisfero settentrionale. Quando funziona, mitiga gli inverni europei e alimenta correnti fondamentali per la stabilità climatica globale.
La sua debolezza, però, è proprio il suo equilibrio: basta un cambiamento nella salinità o nella temperatura dell’acqua per comprometterne il funzionamento. Recenti studi, incluso uno pubblicato ad agosto, indicano che il sistema potrebbe essere già sulla via del collasso, con conseguenze planetarie.
A settembre, l’Islanda ha compiuto una mossa senza precedenti: il suo Consiglio di Sicurezza Nazionale ha dichiarato la possibile crisi dell’AMOC una minaccia alla sicurezza nazionale. È la prima volta che un Paese classifica un impatto climatico con questo livello di urgenza.
Il ministro dell’Ambiente Jóhann Páll Jóhannsson ha spiegato che la sopravvivenza economica e sociale dell’isola dipende da questo sistema oceanico. Il suo collasso porterebbe a un raffreddamento regionale estremo, mare ghiacciato, interruzioni nei trasporti e un colpo durissimo all’industria ittica, vitale per l’economia locale.
La decisione comporta ora una risposta di livello governativo coordinata, con l’obiettivo di prevedere, prevenire e adattarsi. Ma il messaggio che arriva da Reykjavík va ben oltre l’Atlantico del Nord: se l’oceano cambia rotta, nessun continente resterà immune.
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