Le alghe stanno scomparendo: in pochi anni non ne resta nemmeno una | I pesci moriranno di fame
Alghe in mare e pericoli (Depositphotos foto) - www.marinecue.it
Sotto la superficie tranquilla di questo mare, le praterie marine si riducono in silenzio mentre l’equilibrio ecologico vacilla.
Le acque sembrano tranquille come sempre, eppure c’è chi ha notato che qualcosa lì sotto non torna più come prima. Le forme, i colori, le presenze vegetali… certe zone del fondale si stanno svuotando, o meglio, stanno cambiando pelle. Lentamente. E in silenzio.
Non è il tipo di cosa che salta subito all’occhio. Anzi, quasi nessuno ci fa caso. Ma chi vive quel mare ogni giorno – tipo i pescatori, o chi ci lavora attorno – ha iniziato a sentire che qualcosa si è spezzato. Non in modo drammatico, ma… si capisce che c’è un equilibrio che si sta muovendo. I biologi lo confermano coi numeri. Ed è lì che diventa ufficiale: sta succedendo qualcosa di grosso, anche se non fa rumore.
Parliamo di una zona che è sempre stata un punto chiave per la biodiversità. Un piccolo mondo sommerso a sé. Le sue praterie marine sono più importanti di quanto sembri. Oltre ad accogliere vita, proteggono le coste e intrappolano CO₂. Ma basta poco – un cambiamento nel clima, un eccesso di nutrienti, troppo cemento – per mandare tutto all’aria.
E forse quel “poco” è già accaduto. Le condizioni stanno mutando, anche se non si vede a occhio nudo. La temperatura dell’acqua, la chimica, perfino i nutrienti: tutto si sta modificando, e non necessariamente in meglio. A volte le cose non crollano di colpo, semplicemente si spengono piano piano. Ecco, potrebbe essere questo il caso. Il problema? È facile ignorarlo finché non è troppo tardi.
Quando le mappe iniziano a raccontare un’altra storia
Un team internazionale di ricercatori ha messo insieme i pezzi. Con dati raccolti dal 2009 al 2018, hanno analizzato cosa sta succedendo alle piante marine nel Golfo di Trieste, sia sul lato italiano che sloveno. Lo studio si è concentrato in particolare su una pianta chiamata Cymodocea nodosa, molto comune in queste acque, ma… beh, lo era.
Hanno confrontato due periodi diversi e i numeri parlano chiaro: qualcosa si sta riducendo, e non di poco. Non si tratta solo di qualche foglia in meno, ma di intere aree che prima erano verdi e ora non lo sono più. Le praterie marine stanno perdendo terreno, e questo comporta effetti che vanno ben oltre l’aspetto estetico del fondale. È un campanello d’allarme, anche se nessuno l’ha sentito suonare.

Il dato che fa tremare gli ecosistemi
La ricerca – coordinata dall’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale insieme ad altri enti come l’Università di Trieste e il WWF – ha rilevato un dato preoccupante, come riporta Il Fatto Quotidiano: tra il 2014 e il 2018, la copertura della Cymodocea nodosa è calata fino all’89% in certe zone vicino Trieste. In Slovenia la perdita è stata meno drastica, ma comunque intorno al 30%. Numeri che fanno riflettere, e non poco.
Le cause? Innanzitutto il riscaldamento del mare, legato al cambiamento climatico, ma anche l’inquinamento, la pressione dell’urbanizzazione, e la variazione del carico di nutrienti. Le praterie non sono solo belle: trattengono carbonio, stabilizzano i fondali, danno casa a tante specie. Se spariscono, sparisce anche tutto il resto. Lo studio – pubblicato su Estuarine, Coastal and Shelf Science – chiede misure urgenti.
