Questa specie di pesce ha il QI di Einstein: è la più furba che si trova in mare | I predatori li fregano con gli anemoni
Fondale marino (Pixabay foto) - www.marinecue.it
Alcuni pesci hanno escogitato un metodo sorprendente per difendersi dai predatori sfruttando creature velenose come protezione naturale.
Chi l’avrebbe mai detto che, tra le onde, ci fosse spazio anche per l’astuzia? Il mare, con la sua immensa varietà di creature, non è solo una giungla dove vince il più grosso o il più veloce. A volte, la sopravvivenza è questione di furbizia, di adattamenti geniali che sfuggono pure agli esperti. Alcuni pesci, per esempio, sembrano aver imparato a usare l’ambiente (e gli altri animali!) a proprio vantaggio. Non è una favola marina: succede davvero.
Spesso si pensa che nelle profondità marine regnino solo istinti primitivi, ma non è affatto così. In realtà, tra le tante forme di vita che popolano gli abissi, ci sono interazioni complesse e alleanze inaspettate. Specie diversissime si influenzano a vicenda, si usano, si aiutano — o magari entrambe le cose — in un equilibrio delicatissimo. A volte capita che un’idea (anzi, un comportamento) così strano venga scoperto per puro caso. O meglio, grazie a chi guarda nel posto giusto, al momento giusto.
La scienza lo sta dimostrando: molti animali non si limitano a “fuggire o combattere”, ma trovano soluzioni più… creative. C’è chi si mimetizza, chi finge di essere un’altra specie, chi si circonda di alleati improbabili. Ed è proprio quando cala il buio che iniziano i veri spettacoli. Durante le immersioni notturne — sì, quelle in piena oscurità — vengono alla luce (letteralmente) comportamenti davvero bizzarri. E molto, molto furbi.
L’oceano di notte è un altro pianeta. I movimenti rallentano, le luci artificiali delle torce svelano piccoli drammi in corso tra minuscoli protagonisti. È in queste condizioni che alcuni pesci mostrano strategie tanto strane quanto affascinanti. E no, non si tratta di camuffamenti o fughe rapidissime. Stavolta è qualcosa di molto più sottile. Anzi, più tattico.
Quello che succede quando il mare si fa nero
Tutto ha avuto inizio una notte del 2015. Jeff Milisen, un biologo marino esperto di immersioni in acque profonde, ha notato un piccolo pesce che nuotava tenendo… una specie di palla tra le pinne. Strano, no? Incuriosito, ha scattato qualche foto e le ha mostrate al Dottor Dave Johnson, che insieme ad altri colleghi del Virginia Institute of Marine Science ha deciso di approfondire. Da lì è partita un’indagine durata anni.
Tra il 2018 e il 2023 il team ha effettuato altre immersioni notturne, questa volta con l’obiettivo preciso di capire cosa fossero quelle “palle”. E sorpresa: erano vive. Niente rifiuti o alghe, ma veri e propri antozoi, parenti stretti degli anemoni di mare. Piccoli pesci — giovani o proprio minuscoli — trasportavano tra le pinne queste creature urticanti. E lo facevano di proposito. Sì, sul serio. Un comportamento che ha lasciato tutti a bocca aperta.

Un trucco velenoso che funziona davvero
I ricercatori, come riporta Focus.it, hanno osservato che i pesci, quando si sentivano minacciati (tipo dalla presenza di un sub), mettevano subito l’anemone tra loro e il pericolo. Insomma, usavano quel piccolo essere tossico come uno scudo. Geniale. Gli anemoni adulti sono velenosi, ma anche le loro larve hanno proprietà urticanti. E questi pesci lo sanno, pare proprio di sì.
Ma non finisce qui. C’è anche l’idea — ancora da verificare, va detto — che pure gli anemoni possano avere qualcosa da guadagnarci. Vengono “trasportati in giro”, magari colonizzando nuovi territori. Anche se i pesci in questione non sono proprio delle schegge. Comunque sia, per loro funziona: girovagare col proprio scudo personale è un ottimo modo per restare vivi in un mare pieno di predatori.
