Onde anomale, sono sempre più frequenti | Svelato il mistero della loro formazione: ora si può parlare di prevenzione tragedie

Dentro le onde (Depositphotos foto) - www.marinecue.it

Dentro le onde (Depositphotos foto) - www.marinecue.it

Le onde anomale non sono più un mistero: la scienza scopre come si formano e apre nuove strade alla prevenzione.

Da sempre, i marinai raccontano storie assurde su onde gigantesche che sbucano dal nulla, come se il mare, all’improvviso, impazzisse. E per secoli sono stati presi un po’ per visionari. Ma col passare del tempo — e grazie alla tecnologia che oggi ci fa vedere (e misurare) quasi tutto — quelle storie hanno iniziato a diventare un po’ più… credibili. O quantomeno, non così campate in aria come si pensava.

Il punto è che il mare, oggi, è più imprevedibile di quanto si credeva. Cambiamenti climatici, tempeste più violente, oceani che si riscaldano… tutto contribuisce a rendere l’ambiente marino una sorta di campo minato. E in mezzo a questa instabilità, c’è una cosa che fa sempre più paura: le onde anomale, quelle vere, altissime, che spuntano senza preavviso. Non sono solo un problema per chi naviga, ma anche per chi lavora in mare.

Le cose si complicano ulteriormente perché oggi ci sono piattaforme, parchi eolici e navi ovunque, anche in zone molto esposte. Non basta più sperare che il meteo tenga o che le onde restino sotto controllo. Serve capire davvero cosa succede laggiù. E serve in fretta. Anche perché le strutture marine, spesso, sono progettate tenendo conto di dati vecchi. Dati che, forse, non bastano più a garantire sicurezza. Ma è possibile anticipare queste onde? Questo è il punto cruciale.

Intanto, anche fuori dal mondo scientifico, si comincia a parlare del problema. Le compagnie navali, gli ingegneri, le assicurazioni… tutti stanno rivalutando rischi e protocolli. Perché se un evento raro diventa meno raro, allora cambia tutto. E magari è il caso di aggiornare modelli, previsioni, sistemi di allerta. Non è più solo una questione teorica: le conseguenze sono reali, tangibili, e pure molto costose.

Un’onda che ha spostato l’attenzione

Tutto è iniziato davvero il primo gennaio del 1995, come riporta Agi. Mare del Nord, piattaforma petrolifera Draupner. Una singola onda, alta ben 24 metri, colpisce la struttura e lascia il segno. Ma non solo fisicamente: quella fu la prima onda anomala mai registrata in mare aperto. Un dato, nero su bianco. Finalmente. Da lì, si è aperto un mondo. I racconti dei marinai non erano più folklore. Era scienza. O meglio: stava per diventarlo.

Tra quelli che hanno preso la cosa molto sul serio c’è Francesco Fedele, docente al Georgia Tech, che ha guidato un gruppo internazionale in una ricerca mastodontica. Hanno studiato oltre 27 mila registrazioni di onde, raccolte in 18 anni. Tutto nel Mare del Nord. Risultato? Beh, parecchie cose da rivedere. Pubblicato su *Scientific Reports* (Nature), il loro lavoro ha dimostrato che le onde anomale non hanno bisogno di fenomeni strani o rari per formarsi. A volte basta che si “incastrino” i meccanismi giusti.

Tempesta con onde alte (Depositphotos foto) - www.marinecue.it
Tempesta con onde alte (Depositphotos foto) – www.marinecue.it

Cosa succede davvero in mare aperto

Per anni si è pensato che alla base di queste onde ci fosse l’instabilità modulazionale, cioè un processo in cui l’energia si concentra in un punto a causa di piccole variazioni tra le onde. Ma — e qui viene il bello — Fedele e il suo team non hanno trovato tracce di questo meccanismo nei dati reali. Nel mare vero, le cose funzionano diversamente. Le onde giganti nascono da due effetti combinati, entrambi noti, ma che insieme fanno il botto.

Il primo è la focalizzazione lineare, cioè onde che si sovrappongono “per caso” nello stesso istante e nello stesso punto. Il secondo è la non linearità di secondo ordine, che distorce la forma dell’onda rendendola più alta e più ripida. Quando queste due cose succedono insieme — boom — nasce un’onda molto, ma molto più grossa delle altre. Fedele lo dice chiaramente: non sono eventi magici, sono prevedibili. E se sono prevedibili, allora si può fare qualcosa. Anche per evitare che facciano danni.