Titan, il sottomarino imploso, finalmente hanno scoperto la verità | Ci voleva l’intervento USA: hanno trovato il colpevole

Titan ritrovamento

Ritrovamento del Titan (youtube.com/United Coast Guard) - www.marinecue.it

La vicenda del Titan: finalmente scoperta la verità sul sottomarino imploso. Vitale l’intervento USA nel ritrovare il colpevole.

Una vicenda di circa due anni fa, ma che sconvolse per quanto, a volte, la volontà dell’uomo di sfidare i propri limiti lo possa portare all’inevitabile disastro.

Parliamo della scomparsa del sommergibile Titan di Ocean Gate, accaduto il 18 giugno 2023, e che ha portato alla scomparsa del sommergibile e di cinque persone durante un viaggio turistico verso il relitto del Titanic nell’Oceano Atlantico.

Come riporta e ricostruisce Wikipedia (sulla base di aggiornamenti continui), il 16 giugno 2023, il Titan salpò dal porto di Terranova a bordo della nave Polar Prince.

La discesa iniziò il 18 giugno alle 7:00 del mattino, con comunicazioni costanti con la nave madre. Tuttavia, alle 8:45, le comunicazioni vennero meno: il tragico epilogo finale, naturalmente, lo conosciamo.

La verità inequivocabile

Intense le ricerche, in un’area di 26.000 km² in superficie e per 4.000 metri in profondità, con oltre 6,5 milioni di dollari spesi per il ritrovamento. Ne è passato di tempo da allora e, come annuncia HD Blog, si è giunti finalmente ad una conclusione sulle reali cause. Secondo le immagini del rapporto della Guardia Costiera statunitense, vi fu un crollo immediato avvenuto in meno di 20 millisecondi; un tempo drammaticamente troppo veloce affinché i cinque membri a bordo potessero reagire.

Le indagini della National Transportation Safety Board hanno messo in evidenza un aspetto ulteriormente preoccupante: il guscio in fibra di carbonio del Titan era già compromesso da tempo. Secondo il rapporto finale, reso pubblico lo scorso 15 ottobre, il sottomarino aveva fatto ben sette immersioni in condizioni estreme prima di rompersi. I primi segnali di problemi strutturali risalirebbero addirittura a luglio del 2022, dopo l’ottantesima immersione, quando si sarebbero originate microfratture note come delaminazioni, nella superficie esterna del cilindro di pressione.

Titan Ocean Gate prima dell'immersione
Titan prima dell’immersione (credits United Coast Guard/Ocean Gate) -www.marinecue.it

Troppi dubbi, poche certezze

Secondo gli inquirenti, le immersioni successive avrebbero ulteriormente acuito il peggioramento fino al cedimento finale; come riporta HD Blog, il documento della NTSB ha criticato aspramente il sistema di progettazione e monitoraggio di OceanGate, evidenziando l‘”ingegneria inadeguata”, un sistema di controllo “insufficiente” e analisi interne “sbagliate“. L’azienda, dal canto suo, non era riuscita a riconoscere la gravità dei danni poiché i sensori del Titan non riuscivano a elaborare correttamente i dati in tempo reale riguardo alla pressione e alle vibrazioni del materiale.

Come evidenziano le fonti, a oltre 3.000 metri di profondità, la pressione dell’acqua raggiunge valori enormi, corrispondenti al peso di un elefante su un centimetro quadrato, rendendo qualsiasi difetto strutturale letale. Ciò detto, la vicenda non fa altro che restituirci dubbi su un settore ancora troppo spoglio di norme reali, ovvero la regolamentazione dei veicoli sperimentali per profondità estreme.