Riscaldamento dei mari, solo a questa specie non fa paura | Le mucche di mare amano il caldo come le lucertole

Illustrazione di un orso polare (Canva FOTO) - marinecue.it

Illustrazione di un orso polare (Canva FOTO) - marinecue.it

Il Riscaldamento globale sta mettendo a dura prova tantissime specie. Una specie particolare, invece, beneficia proprio delle acque calde.

Il riscaldamento delle acque è uno dei segnali più chiari del cambiamento climatico, e gli animali marini ne stanno pagando il prezzo. Anche pochi gradi in più possono sconvolgere interi ecosistemi, alterando ritmi, migrazioni e catene alimentari.

Molte specie non riescono a sopportare la variazione termica. Coralli che sbiancano, pesci che abbandonano le loro zone tradizionali, plancton che cambia composizione: ogni cambiamento ha un effetto domino sull’ambiente marino.

Il calore riduce l’ossigeno disciolto e favorisce fioriture algali tossiche, rendendo la vita difficile anche agli organismi più resistenti. Alcuni, come i molluschi o i crostacei, vedono indebolirsi il guscio o rallentare la crescita.

È un problema che non resta sott’acqua: quando il mare si scalda, tutto il pianeta ne risente. Proteggere gli oceani significa difendere anche l’equilibrio climatico di cui noi stessi facciamo parte.

Una situazione particolare

C’è qualcosa di quasi poetico nel modo in cui i lamantini della Florida cercano il calore durante l’inverno. Infatti, quando la temperatura dell’acqua scende sotto i 10-17 gradi, i lamantini rischiano di ammalarsi. È una questione seria: il cosiddetto cold stress syndrome può compromettere il sangue, indebolire il cuore e rendere questi animali vulnerabili a infezioni e polmoniti.

Per questo i lamantini hanno sviluppato un’abitudine: rifugiarsi nei luoghi caldi. Non parliamo solo di sorgenti naturali o di zone dove l’acqua resta stabile sui 20-22 gradi, ma anche di ambienti un po’ più insoliti come i canali di scarico delle centrali elettriche, i fossi urbani o i piccoli bacini che trattengono calore. Li chiamano passive thermal basins, bacini termici “passivi”, dove il calore si accumula lentamente e resta intrappolato per un po’. È qui che i lamantini trovano riparo, in attesa che passi il gelo. Anche se la chiusura delle stesse è una notizia non proprio confortante per loro.

Illustrazione di un lamantino (Canva FOTO) - marinecue.it
Illustrazione di un lamantino (Canva FOTO) – marinecue.it

Qualche dettaglio in più

Come riportato da un articolo pubblicato su Plos One, un caso emblematico è quello di Moore’s Creek, a Fort Pierce, in Florida. Fino al 1995, questo canale riceveva acqua calda dalla centrale elettrica Henry D. King, attirando decine di lamantini durante l’inverno. Quando l’impianto venne chiuso e poi smantellato nel 2008, molti si chiesero se gli animali avrebbero abbandonato il sito. Invece, come mostrato dallo studio, la frequentazione del luogo è rimasta sorprendentemente stabile per oltre vent’anni.

Dal 1997 al 2020 i ricercatori, insieme a volontari del Manatee Observation and Education Center, hanno contato ogni giorno i lamantini presenti nel canale, arrivando a oltre 6.000 osservazioni. I risultati? Nessuna variazione significativa nel tempo, sebbene con forti differenze stagionali. Le analisi ambientali hanno rivelato che Moore’s Creek, pur non essendo più un “rifugio termico” in senso stretto, conserva alcune caratteristiche di un passive thermal basin: l’acqua è leggermente più calda (anche di 2°C in certi giorni freddi) e più dolce rispetto alla laguna vicina.