Allerta alimentare globale, addio al pesce a tavola | I livelli di inquinamento sono altissimi: di gran lunga oltre il consentito

Meglio fare attenzione

Allerta alimentare mondiale (Canva) - marinecue.it

L’allerta alimentare emanata al livello mondiale, non fa sperare in nulla di buono. Anzi, si presume che perderemo tutto il cibo.

Gli organismi geneticamente modificati, conosciuti come OGM, rappresentano una delle innovazioni più significative e controverse della biotecnologia moderna. Nascendo, essi, dall’intervento dell’uomo sul DNA di piante, animali o microrganismi, per migliorarne determinate caratteristiche.

Gli OGM, vengono spesso utilizzati in agricoltura per aumentare la resistenza delle colture a parassiti, malattie, e condizioni climatiche estreme, garantendo così una produzione più abbondante e stabile.

Non mancando, tuttavia, le critiche; e questo perché molti temono che l’uso degli OGM, possa in realtà avere effetti negativi sulla biodiversità, sull’ambiente, e persino sulla salute umana, sollevando perciò questioni etiche e scientifiche, ancora del tutto aperte.

Il dibattito sugli OGM, in ogni caso, continua diviso fra progresso tecnologico e prudenza. Dato che la sfida è trovare un equilibrio fra innovazione e tutela dell’ambiente, per un futuro sostenibile e sicuro.

Un allarme che arriva dai fiumi europei

Un’inchiesta condotta al livello europeo, ha rivelato un quadro preoccupante: ovvero, che i pesci dei nostri fiumi, fra cui trote, carpe, persici e anguille, risultano contaminati da PFAS, sostanze chimiche conosciute come “inquinanti eterni”. In base ai dati diffusi dall’European Environmental Bureau (EEB), in alcune aree del Veneto, come la Fossa Monselesana e il canale di Campagna Lupia, i livelli di PFOS – una delle molecole più pericolose del gruppo – superano fino a 69 microgrammi per chilo, contro un limite massimo fissato a 0,077 microgrammi.

I PFAS vengono, nello specifico, utilizzati da decenni in numerosi settori, dal tessile all’alimentare, per la loro resistenza a calore, acqua e grasso. Oltre che impiegati in prodotti d’uso quotidiano, come padelle antiaderenti e imballaggi. E questo perché siffatti composti non si degradano, accumulandosi però nell’ambiente e negli organismi viventi; con il tempo, entrando nella stessa catena alimentare, fino a raggiungere l’uomo.

Controllatelo sempre
Pesce contaminato (Canva) – marinecue.it

Le conseguenze sulla salute e sull’ambiente

Secondo l’EFSA, fino al 90% dell’esposizione alimentare al PFOS, deriva dal consumo di pesce contaminato. I cui effetti collaterali, possono includere: alterazioni ormonali; danni epatici; problemi di fertilità; e un aumento del rischio di tumori. Per di più, i PFAS compromettono gli ecosistemi acquatici, alterando il metabolismo e la riproduzione dei pesci.

La situazione in Italia, in tal senso – evidenziata anche dal sito ecoblog.it -, è fra le più gravi d’Europa. Perché proprio dalla Fossa Monselesana al Delta del Po, i corsi d’acqua risultano fortemente contaminati; e finché non verranno introdotti controlli più rigorosi e interventi di bonifica concreti, siffatto pericolo silenzioso continuerà ad arrivare, inosservato, sulle nostre tavole.