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Rischio terremoti in Europa: dal profondo dell’Atlantico segnali preoccupanti

Questa volta l’allarme proviene direttamente dalle profondità marittime. La preoccupazione imperversa tra i cittadini!

La “delaminazione della litosfera” sta creando un sacco di preoccupazioni all’interno della comunità geologica e sismologica globale. Uno studio guidato dall’Università di Lisbona, che conta anche la partecipazione dell‘Università di Trieste, ha permesso di identificare un fenomeno realmente allarmante.

Si tratta dell’affondamento vero e proprio di un pezzo di placca, rilevato nelle profondità dell’Oceano Atlantico, indicato come la causa principe di diversi eventi sismici. La particolarità dell’evento è che una simile testimonianza del fenomeno, fino ad ora, era stata rilevata soltanto al di sotto della terraferma, e mai nella litosfera oceanica.

I risultati della ricerca, inclusa ovviamente la scoperta principale, sono stati pubblicati su Nature Geoscience, spiegando all’intera platea di spettatori quelli che sono stati gli avanguardistici metodi impiegati per raggiungere tale insperato obiettivo, nonché il modo in cui questa scoperta sarà in grado di ridefinire il calcolo e le previsioni del rischio sismico.

Ad essere, in particolar modo, riguardata dal rilevamento – di importanza totale – è l’area sud-occidentale della Penisola Iberica, tra Spagna e Portogallo. Proprio al di sotto di tale porzione di territorio, infatti, è stata individuata un’anomalia capace di raggiungere i 250 km di profondità.

Necessari approfondimenti

Ci troviamo al di sotto della Piana Abissale di Horseshoe, a cavallo tra la placca eurasiatica e le africane, posizionate più meridionalmente. Comprendere ciò è stato possibile sfruttando a dovere approfondite tecniche di tomografia sismica, fruendo, perciò, delle onde sismiche dei terremoti per comprendere informazioni maggiorate circa la struttura terrestre anche in aree particolarmente profonde. La geofisica e ricercatrice presso il Dipartimento di Matematica, Informatica e Geoscienze dell’Università di Trieste, Chiara Civiero, ha evidenziato come tale scoperta sarà in grado di aprire scenari totalmente inediti circa il processo di evoluzione a partire dalla subduzione oceanica, nonché l’influenza che la stessa ha esercitato nella tettonica a placche.

Anche se non sono presenti deformazioni superficiali particolarmente evidenti, è parso chiaro come la litosfera oceanica sia stata soggetta ad un progressivo affondamento all’interno del mantello terrestre: quando, però, queste zone vengono riguardate da terremoti particolarmente violenti, ecco che le strutture non mappabili con i metodi tradizionali necessitano di essere riguardate da modelli di pericolosità sismica differenti, maggiormente approfonditi.

Conseguenze di un terremoto (Shutterstock foto) – www.marinecue.it

Possibili conseguenze sul lungo periodo

Vale la pena attenzionare anche il processo noto come delaminazione della litosfera, meccanismo mediante il quale la superficie terrestre viene riciclata nel mantello. Sul tema, gli svariati modelli numerici elaborati nel corso degli anni hanno condotto ad ipotizzare che l’attuale manifestazione possa tramutarsi, da un momento all’altro, in una zona di subduzione, provocando una drastica modifica all’organizzazione tettonica dell’Oceano Atlantico.

Nel caso in cui un sistema di subduzione trovasse effettivamente “terreno fertile” in questa zona, andando a collegarsi all’Arco di Gibilterra, la chiusura della stessa massa d’acqua atlantica potrebbe davvero essere riguardata da implicazioni significative sul lungo. A scriverlo è il sito ufficiale dell’Università degli Studi di Trieste.

Flavio Forlini

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