Mediterraneo, scienziati concordi sono tutti in allarme | Ormai è praticamente certo: tsunami in arrivo e sarà catastrofico

Tsunami nel Mar Mediterraneo (Canva) - marinecue.it
Si presume che, molto presto, si scatenerà uno tsunami, nel Mar Mediterraneo. Ma dove (esattamente), non si sa ancora.
La Terra è un pianeta in continuo movimento, dove forze invisibili ma potenti, plasmano costantemente la superficie. E per cui, ogni fenomeno naturale, dai terremoti ai maremoti, fino alle tempeste e agli uragani, è il risultato dell’equilibrio instabile fra energia, pressione e dinamiche interne del pianeta.
I terremoti, nascono quando le placche tettoniche si scontrano o si spostano improvvisamente, lungo le faglie, liberando energia accumulata per anni, nel sottosuolo. Energia che si propaga come onde sismiche, scuotendo appunto la crosta terrestre.
I maremoti, o tsunami (come quello di cui parleremo più avanti), son spesso una conseguenza dei terremoti sottomarini. Per cui l’acqua vien spostata bruscamente, generando quindi onde gigantesche che si abbattono sulle coste, con forza distruttiva.
Le intemperie atmosferiche, invece – come uragani, tempeste o grandinate -, derivano dai contrasti termici e di pressione nell’atmosfera, alimentati dal calore solare e dai mutamenti climatici globali.
Un rischio troppo sottovalutato
Per decenni, si è creduto che il Mar Mediterraneo fosse al riparo dal rischio tsunami, grazie alla sua conformazione chiusa, e alla scarsità di grandi faglie tettoniche. Convinzione che, tuttavia, potrebbe presto esser smentita. Infatti, secondo la Commissione oceanografica intergovernativa (IOC) dell’UNESCO (citata anche sul sito esquire.com), entro i prossimi trent’anni, un’onda di oltre un metro potrebbe colpire una specifica zona del Mediterraneo. E che sebbene inferiore in altezza, rispetto ai devastanti tsunami oceanici, un evento di tale portata avrebbe comunque gravi conseguenze, per le aree costiere; soprattutto per le strutture turistiche e portuali.
Dall’inizio del Novecento, si son registrati circa cento tsunami nel Mediterraneo e nei mari vicini, pari al 10% degli eventi globali. Un dato, questo, dimostrante quanto il rischio sia tutt’altro che remoto. Non a caso, lo studio dei fenomeni passati consente oggi agli scienziati d’individuare, con maggior precisione, le aree più vulnerabili; e di migliorare i sistemi di prevenzione e allerta.

La faglia di Averroè, un punto critico
Fra i luoghi sott’osservazione, figura proprio la faglia di Averroè, nel Mar di Alboran, fra le coste dell’Andalusia e il Nord Africa. Ove le placche tettoniche, scorrono una accanto all’altra, creando le condizioni ideali per un terremoto sottomarino, capace di generare persino uno tsunami.
Secondo La Razon, un sisma in quella zona potrebbe, infatti, produrre onde alte fino a sei metri, raggiungendo le coste spagnole in appena ventuno minuti; e per cui i residenti, avrebbero troppo poco tempo per mettersi in salvo. Mentre un evento più a sud, verso l’Algeria, impiegherebbe circa un’ora per attraversare il mare. Insomma, per fortuna, sofisticati sistemi di allerta con boe e sensori, monitorano costantemente il livello del mare, pronti quindi a segnalarci ogni anomalia, in tempo reale.