L’innalzamento dei mari in Italia non è questione moderna | Qui hanno scoperto intere strutture sommerse dall’acqua

Innalzamento delle maree

Innalzamento delle maree, ecco come funziona in Italia (Freepik Foto) - www.marinecue.it

Da secoli il mare parla, ma non sempre siamo pronti ad ascoltarlo.

Le sue maree cancellano confini, cambiano geografie e trasformano la memoria dei luoghi. Dove un tempo c’erano sentieri, ora galleggiano barche; dove un tempo si costruiva, oggi il fondale custodisce segreti di pietra e legno.

L’innalzamento dei mari è spesso raccontato come un dramma moderno, legato all’era industriale e ai gas serra. Eppure, la storia ci sussurra che l’acqua ha sempre reclamato il suo spazio, lentamente ma inesorabilmente. Ci sono tracce nascoste nei fondali, prove materiali di come gli uomini abbiano da sempre dovuto fare i conti con la forza del mare.

L’archeologia, in questo senso, è una bussola nel tempo: ci riporta indietro di secoli per mostrarci che ciò che chiamiamo “nuovo” è spesso solo il ritorno di antichi equilibri naturali. Le coste italiane, in particolare, sono un mosaico di questo continuo dialogo fra terra e acqua.

Ed è proprio in uno di questi mosaici che il passato ha lasciato un messaggio sorprendente: a pochi metri sotto la superficie, il mare conserva ancora le impronte del lavoro umano, un racconto di difesa e resistenza contro le maree di ieri — e di oggi.

Quando il mare avanzava già nei secoli antichi

Secondo quanto riportato da Il Piccolo (10 ottobre 2025), nel territorio di Grado, lungo la costa friulana, un team di archeologi e ricercatori dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) ha scoperto tre palizzate lignee di epoca romana e altomedievale, ora sommerse. Le analisi dendrocronologiche hanno datato la più antica al I-II secolo d.C., e una seconda al 566 d.C. — una differenza di secoli che racconta però la stessa battaglia: quella contro il mare che saliva.

Le strutture, oggi a circa 60-90 centimetri sotto l’attuale livello del mare, erano antichi argini difensivi: tavole infisse a creare barriere contro l’acqua, segno evidente che già allora le comunità costiere cercavano di contenere l’avanzata marina. Le tracce di Teredo navalis (un mollusco che attacca il legno immerso) confermano che quelle opere finirono presto sommerse, segnando un punto preciso nella cronologia del mare Adriatico.

Innalzamento dei mari
Innalzamento dei mari, come funziona (Freepik Foto) – www.marinecue.it

Lezioni dal passato per leggere il futuro

Le ricerche, spiegano gli esperti citati da Il Piccolo, rivelano che nel VI secolo d.C. il livello marino era circa un metro più basso rispetto a oggi. Questo significa che l’innalzamento non è un fenomeno improvviso: è un processo continuo, accelerato negli ultimi decenni ma cominciato molto prima della nostra epoca industriale. Le palizzate di Grado non sono soltanto reperti: sono un archivio naturale, una cronaca scritta nell’acqua e nel legno.

Oggi quei dati archeologici si intrecciano con le moderne proiezioni climatiche. I modelli più aggiornati stimano che entro il 2100 il mare potrebbe salire di altri 50 centimetri, riportando l’Adriatico a livelli simili a quelli che in passato avevano già minacciato le comunità romane e altomedievali. La storia, dunque, non si ripete: avanza — proprio come il mare.