A 1300 metri di profondità vive uno squalo unico e strano | Difficile da studiare a fondo: sembra un figura mitologica grottesca

Lo squalo Goblin è incredibile (Freepik Foto) - www.marinecue.it
L’oceano profondo rimane uno dei luoghi più inaccessibili e misteriosi del nostro pianeta.
È un mondo che vive nel silenzio, dove la luce scompare e la vita si adatta a condizioni che sembrano impossibili. In quel buio perenne si nascondono creature che sfidano la nostra immaginazione, esseri che sembrano appartenere più al mito che alla realtà.
L’uomo ha esplorato lo spazio, ma conosce a malapena i fondali del suo stesso pianeta. Le grandi profondità oceaniche restano un confine tra scienza e leggenda, un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato. Qui, la vita assume forme bizzarre, plasmate da pressioni immense e dalla mancanza di luce.
Ogni nuova scoperta proveniente da questi abissi è come una finestra aperta su un mondo parallelo. Spesso, quando una di queste creature viene catturata o filmata per caso, la meraviglia si mescola a un senso di inquietudine: la natura, nelle sue profondità, rivela la sua parte più antica e più enigmatica.
Ed è proprio da questo regno remoto che arriva uno dei predatori più affascinanti e inquietanti mai conosciuti: uno squalo dal volto grottesco, che sembra uscito da un racconto mitologico, ma che è assolutamente reale.
Lo squalo che sembra una creatura leggendaria
Come raccontato da Margherita Paiano su Fanpage.it / Kodami (14 agosto 2025), a circa 1.300 metri di profondità vive lo squalo goblin (Mitsukurina owstoni), considerato il più “strano” al mondo. Appartiene a una famiglia antichissima di squali e si è adattato a un ambiente dove la luce non penetra e le prede sono rare. Le sue caratteristiche, apparentemente mostruose, sono in realtà ingegnosi strumenti di sopravvivenza.
La sua peculiarità più nota è la mascella “a fionda”: grazie a un sistema di legamenti elastici e cartilagini mobili, può scattare in avanti a velocità incredibile — meno di 100 millisecondi — per catturare le prede. Questa tecnica, chiamata slingshot feeding, lo rende un cacciatore sorprendentemente efficace nonostante la sua lentezza. È una strategia unica nel mondo animale, e ha ispirato studi sulla biomeccanica e sull’evoluzione dei predatori abissali.

Il fantasma rosa degli abissi
Lo squalo goblin, spiegano gli esperti citati da Kodami, è stato scoperto relativamente di recente, nel 1897, lungo le coste del Giappone. Da allora è stato osservato raramente, tanto che ogni avvistamento viene considerato un piccolo evento scientifico. La pelle rosa e traslucida, dovuta ai vasi sanguigni visibili, gli conferisce un aspetto spettrale che lo ha reso celebre come il “fantasma degli abissi”.
Il suo lungo muso ospita centinaia di ampolle di Lorenzini — organi sensoriali che rilevano campi elettrici e movimenti — e gli permettono di “sentire” le prede nel buio totale. Nonostante l’aspetto inquietante, non è un pericolo per l’uomo: vive a profondità irraggiungibili e si nutre di piccoli pesci e calamari. Come sottolinea Margherita Paiano su Fanpage.it, il goblin shark è un simbolo perfetto della meraviglia biologica nascosta negli abissi, un fossile vivente che ci ricorda quanto la natura possa essere, allo stesso tempo, strana e geniale.