Allerta globale, lo scioglimento dei ghiacci non spazzerà via solo le coste | Umanità in pericolo per “nuove” malattie

Umantà in pericolo (Canva) - marinecue.it
Ciò che sta accadendo, con lo scioglimento dei ghiacciai, sta mettendo in pericolo l’intero globo terrestre.
Il corpo umano non è mai completamente sterile, poiché ospita un numero incredibile di virus, batteri e microrganismi che convivono con noi, senza però causarci necessariamente malattie. Una coesistenza fondamentale, per il funzionamento del nostro organismo.
Molti virus presenti nel corpo, nello specifico, non son dannosi, ma possono (al contrario) influenzare positivamente il sistema immunitario, aiutandolo a riconoscere e combattere agenti patogeni più pericolosi. La cui presenza contribuisce, quindi, al mantenere un equilibrio biologico essenziale.
Secondo studi recenti, il corpo umano può difatti ospitare centinaia di virus diversi, in ogni organo e tessuto, dal sangue all’intestino. La quantità varia da persona a persona, e cambia nel corso della vita, a seconda di esposizioni ambientali e dello stile di vita.
Una convivenza, perciò, non statica, poiché squilibri nel microbioma, o l’ingresso di virus aggressivi, possono provocare malattie. Motivo per cui, comprendere il mondo invisibile che abita dentro di noi, aiuta a proteggere la salute, e a sviluppare strategie preventive più efficaci.
Risvegliati microbi millenari
Un recente studio dei ricercatori dell’Università del Colorado, a Boulder, ha rivelato che i microbi rimasti intrappolati per migliaia d’anni, nel Permafrost dell’Alaska, possono risvegliarsi, e iniziare a produrre anidride carbonica (CO2). I campioni, raccolti nel Permafrost “Tunnel Research Facility” vicino a Fairbanks, risalgono persino a 40 mila anni fa, e offrono uno sguardo unico sulla vita, durante il tardo Pleistocene. Un esperimento che ha permesso di simulare le future condizioni estive, del suolo artico, evidenziando come microrganismi antichi possano tornare attivi, una volta raggiunte temperature comprese fra 4 e 12 °C.
Nei primi mesi di laboratorio, i microbi si son risvegliati lentamente, sostituendo però solo una cellula ogni 100 mila al giorno. Sebbene, dopo circa sei mesi, alcune colonie hanno iniziato a crescere in modo significativo, scomponendo materia organica, e rilasciando CO2. Un processo, questo, che dimostra come il riscaldamento del Permafrost, possa dunque innescare attività microbiche antiche, con conseguenze sul ciclo del carbonio.

Implicazioni climatiche dell’Artico
Secondo gli esperti, lo scioglimento accelerato del permafrost, potrebbe azionare un vero circolo vizioso. E i microbi, liberando gas serra come CO2 e metano, contribuire al riscaldamento globale; il quale, a sua volta, accelera lo scongelamento del suolo ghiacciato. Una scoperta che evidenzia, quindi, una delle maggiori incognite per la scienza climatica: ovvero, l’impatto dell’attivazione microbica, esattamente sul cambiamento climatico futuro.
I risultati dello studio pubblicati su “JGR Biogeosciences” mostrano, dunque, quanto sia delicato l’equilibrio ecologico dell’Artico. E come riportato su fanpage.it, comprendere la dinamica dei microbi risvegliatisi si rivela fondamentale, per prevedere le conseguenze dello scioglimento del permafrost, e progettare strategie efficaci per mitigare gli effetti climatici, al livello globale.