Scoperta incredibile: 6,2 milioni di anni fa il Mar Rosso si prosciugò completamente

Mar Rosso, pensare che è quasi sparito (Freepik Foto) - www.marinecue.it
Il Mar Rosso, oggi una delle regioni marine più ricche di biodiversità del pianeta, un tempo scomparve del tutto.
Un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori della King Abdullah University of Science and Technology (KAUST) ha dimostrato che circa 6,2 milioni di anni fa l’intero bacino si prosciugò, trasformandosi in un deserto salato prima di essere improvvisamente inondato da una colossale piena proveniente dall’Oceano Indiano. La scoperta, pubblicata su Communications Earth, riscrive la storia geologica della regione e rivela un evento tra i più estremi mai avvenuti sul nostro pianeta.
Utilizzando tecniche di sismica a riflessione, datazione geochimica e analisi di microfossili, gli scienziati hanno potuto ricostruire con precisione la sequenza degli eventi. Dopo milioni di anni di isolamento e intensa evaporazione, il Mar Rosso si era trasformato in una vasta depressione ricoperta da sale e gesso.
Poi, in meno di 100.000 anni – un battito di ciglia nella scala geologica – un’imponente inondazione aprì il varco di Bab el-Mandeb, restituendo al bacino le acque oceaniche e riportando la vita marina. La portata di quell’alluvione è stata immensa.
Secondo il team, l’acqua dell’Oceano Indiano sfondò una dorsale vulcanica e scavò un canyon sottomarino lungo oltre 300 chilometri, visibile ancora oggi sul fondale. Il cataclisma cancellò le distese di sale e innescò un processo di rinascita biologica senza precedenti, che in meno di centomila anni restituì al Mar Rosso un ecosistema marino stabile e connesso agli oceani del mondo.
Quando il Mar Rosso diventò un deserto di sale
Prima di quel cataclisma, il bacino del Mar Rosso aveva attraversato una lunga fase di isolamento. Circa 30 milioni di anni fa, la separazione tra la placca araba e quella africana aveva dato origine a un mare stretto e poco profondo. Intorno a 15 milioni di anni fa, però, l’evaporazione intensa e la scarsa circolazione marina avevano progressivamente aumentato la salinità delle acque, portando all’estinzione della maggior parte delle specie viventi.
Con il prosciugamento completo, avvenuto durante la crisi di salinità messiniana, l’area si trasformò in un paesaggio arido, disseminato di croste saline spesse centinaia di metri. Il collegamento settentrionale con il Mediterraneo era ormai chiuso, e quello meridionale con l’Oceano Indiano era ostruito da rilievi vulcanici. Il Mar Rosso era diventato un enorme “lago di sale” privo di vita.

Il diluvio che riportò la vita
Poi, circa 6,2 milioni di anni fa, le acque dell’Oceano Indiano ruppero la barriera meridionale in un evento di portata catastrofica. Il flusso oceanico, simile a un “diluvio geologico”, inondò rapidamente la depressione, sommergendo le distese saline e ricreando le condizioni marine normali. In meno di centomila anni, coralli, molluschi e microrganismi colonizzarono nuovamente il bacino, ponendo le basi per l’attuale ecosistema del Mar Rosso.
Secondo la prima autrice, Tihana Pensa, il bacino del Mar Rosso rappresenta “uno dei migliori esempi sulla Terra di come gli oceani possano nascere, morire e rinascere”. L’evento anticipò di quasi un milione di anni il celebre diluvio zancleano che riportò l’acqua nel Mediterraneo dopo la stessa crisi di salinità. Oggi, il Mar Rosso è considerato un laboratorio naturale unico per lo studio della formazione degli oceani, dei depositi di sale giganti e delle interazioni tra tettonica e clima. Come ha sottolineato il coautore Abdulkader Al Afifi, “questa scoperta conferma che il Mar Rosso registra uno degli eventi ambientali più estremi della storia del pianeta”. La sua storia insegna che anche i sistemi oceanici apparentemente stabili possono subire trasformazioni radicali e poi rigenerarsi. Il Mar Rosso, rinato da un deserto di sale, resta un simbolo della resilienza della Terra e della potenza delle forze geologiche che ne modellano il destino.