Scoperto l’arsenale segreto della Gribshunden: la nave da guerra scomparsa 500 anni fa

Ritrovamenti sensazionali (Brett Seymour - Lund University foto) - www.marinecue.it
Una scoperta subacquea riporta alla luce l’enorme potenziale bellico della nave reale Gribshunden, affondata misteriosamente nel 1495.
Certe storie restano sepolte per secoli, in attesa che qualcuno le riporti alla luce. E a volte, riemergono dalle profondità del mare. Nel cuore del Baltico, una di queste storie ha ricominciato a parlare. Parliamo di un tempo in cui il mare era tutto: confine, passaggio, minaccia. Le navi non erano solo strumenti di viaggio, ma vere e proprie estensioni del potere. Simboli galleggianti di autorità e prestigio, costruiti per impressionare, negoziare… e all’occorrenza, colpire.
Tra le più impressionanti c’era la Gribshunden, un colosso del legno costruito tra il 1483 e il 1484 nei cantieri vicino a Rotterdam. Una nave che il re Hans di Danimarca e Norvegia non lasciava mai troppo a lungo nel porto. Per lui non era solo un vascello, ma una sorta di castello mobile, utile per controllare il suo vasto regno. Mentre altri sovrani guardavano a nuove terre, lui preferiva usare la Gribshunden per consolidare il potere dentro i confini del nord Europa.
Per dieci anni questa nave fu al centro della scena politica scandinava. Un investimento enorme: si calcola che, nel 1485, da sola assorbisse circa l’8% del bilancio danese. Ma non era un semplice giocattolo reale. A bordo si discutevano alleanze, si stringevano accordi, si organizzavano ricevimenti. La Gribshunden era un teatro galleggiante della diplomazia, una piattaforma itinerante per proiettare influenza e autorità. E dietro le quinte, pronta all’uso, c’era sempre la forza delle sue armi.
Poi, all’improvviso, il silenzio. Nel 1495, mentre il re viaggiava verso la Svezia per un importante incontro politico, una misteriosa esplosione affondò la nave, che era ancorata davanti a Ronneby. Hans era sceso a terra, si salvò. Ma la Gribshunden, con il suo equipaggio e i suoi segreti, si inabissò per sempre. O almeno così si pensava.
Armi ritrovate e un enigma riaperto
Quel “per sempre”, però, oggi suona decisamente esagerato. Un team di archeologi dell’Università di Lund ha riportato alla luce il relitto e con esso un arsenale navale mai visto prima su una nave di quell’epoca. Stiamo parlando di decine di cannoni leggeri, pensati per il combattimento ravvicinato. Niente assedi o lunghe distanze: queste armi servivano a colpire l’equipaggio nemico da vicino, prima di passare all’abbordaggio.
Il ritrovamento è eccezionale non solo per lo stato di conservazione, ma per ciò che rivela sulle tecnologie belliche in uso poco prima delle grandi esplorazioni oceaniche. I ricercatori, guidati dal professor Nicolo Dell’Unto, hanno analizzato le armi usando modelli 3D: i cannoni recuperati sembrano fratelli gemelli di quelli montati sulle navi di Colombo o Vasco da Gama. Questo colloca la Gribshunden in un contesto più ampio: un ponte tra Medioevo e modernità.

L’esplosione, i proiettili e un mistero ancora aperto
E poi c’è il dettaglio più affascinante, quasi cinematografico: alcuni proiettili ritrovati sono deformati, schiacciati su un lato. Segni evidenti di un’esplosione interna. L’ipotesi è che il fuoco sia partito dalla stiva, dove erano conservate le munizioni. Un errore, forse una scintilla, che ha scatenato l’inferno. Questo spiegherebbe il crollo improvviso della nave, e anche perché l’equipaggio non abbia avuto modo di reagire. Ma oltre al dramma, ciò che colpisce è il potenziale storico di questo relitto.
La Gribshunden è una capsula del tempo: mostra con chiarezza come anche i paesi nordici fossero pronti a competere nella corsa all’espansione marittima. Se non lo fecero, fu anche per motivi geopolitici e religiosi. Un’antica bolla papale aveva blindato le Americhe in mano agli spagnoli, e chi osava sfidare quel decreto rischiava l’esclusione dalla Chiesa. Hans, più interessato a riunificare la Scandinavia, preferì restare vicino alle sue coste. Oggi, quello che resta della Gribshunden è custodito tra Ronneby e Helsingør, in attesa di una sede definitiva. Ma intanto i suoi cannoni parlano ancora, e raccontano una storia che per mezzo millennio era rimasta sepolta nel silenzio del Baltico.