La nave del Re testardo che affondò perché non volle dare ascolto agli ingegneri | Ritrovata il secolo scorso ora è il vanto del Paese

Illustrazione di una nave affondata (canva FOTO) - marinecue.it

Illustrazione di una nave affondata (canva FOTO) - marinecue.it

Questa è una storia molto interessante, e per certi versi anche controversa. Alla fine però il relitto è stato ritrovato!

Le navi, simbolo di progresso e di collegamento tra popoli, non sono però immuni dai pericoli del mare. Da sempre l’affondamento rappresenta uno degli incidenti più temuti, perché unisce la potenza della natura agli imprevisti dell’ingegneria umana.

Le cause possono essere diverse: tempeste improvvise, collisioni, incendi a bordo, errori di manovra o cedimenti strutturali. Ogni naufragio porta con sé una storia fatta di concause, dove spesso la fragilità umana si intreccia con la forza degli elementi.

Gli affondamenti non hanno solo conseguenze materiali: segnano profondamente la memoria collettiva, diventando talvolta simboli di epoche e tragedie. Basti pensare al Titanic o, più vicino nel tempo, alla Costa Concordia.

Oggi la tecnologia ha ridotto molti rischi, con sistemi radar, controlli più severi e procedure di sicurezza avanzate. Eppure il mare resta un ambiente imprevedibile, dove anche le navi più moderne non possono sentirsi del tutto al sicuro.

Una storia particolare

Nella storia del mare non sono mancati disastri spettacolari, spesso più memorabili delle vittorie navali. Una grande nave non era solo un mezzo per combattere, ma un simbolo politico e di prestigio: ogni vascello ammiraglia rappresentava la forza e l’ambizione di un intero regno. Ed è proprio per questo che, quando una di queste imbarcazioni affondava, la ferita non era soltanto materiale, ma anche simbolica.

Il caso del Vasa, in Svezia, è diventato emblematico. Questo vascello, pensato come manifesto della potenza del regno, non riuscì neppure a compiere il suo primo viaggio: colò a picco davanti agli occhi della popolazione e degli ospiti stranieri. Una disfatta talmente evidente che il governo fu costretto ad aprire subito un’inchiesta per stabilire le responsabilità.

Illustrazione di un relitto in fondo al mare  (Canva foto) - marinecue.it
Illustrazione di un relitto in fondo al mare (Canva foto) – marinecue.it

Qualche dettaglio in più

Il giorno dopo, come riportato dal Vasamuseet, il capitano Hansson fu arrestato e interrogato: ammise che la nave non reggeva le vele spiegate. Il re Gustavo II Adolfo ordinò un’indagine severa, ma la commissione non trovò colpevoli. Matsson, responsabile della zavorra, rivelò che già prima del varo la stabilità era stata messa in dubbio, mentre i costruttori confermarono che il progetto, approvato dallo stesso sovrano, era strutturalmente fragile.

Alla fine nessuno pagò per il disastro. Anzi, molti ufficiali vennero persino promossi, e i cantieri continuarono il loro lavoro. L’unico vero errore fu politico: pretendere troppo da una nave che non era pronta a sostenere il peso delle ambizioni regali.