EROSIONE Costiera, la salvezza arriva dalla natura | In Liguria si sono inventati la soluzione perfetta: le ostriche salveranno il mondo

Illustrazione di una costa erosa (Canva FOTO) - marinecue.it

Illustrazione di una costa erosa (Canva FOTO) - marinecue.it

L’erosione costiera è un problema da non sottovalutare. A dare una grossa mano, salvaguardando il patrimonio, saranno le ostriche.

L’erosione costiera è un processo naturale che modifica lentamente ma inesorabilmente il profilo delle coste. Onde, correnti e maree agiscono come scultori, consumando spiagge, falesie e dune.

A questi meccanismi si sommano spesso le attività umane: porti, dighe, urbanizzazione e turismo possono accelerare la perdita di sabbia e terreno. È un equilibrio delicato che facilmente si spezza.

Gli effetti non riguardano solo il paesaggio: comunità costiere, infrastrutture e habitat naturali rischiano di essere danneggiati o cancellati. L’erosione, infatti, significa anche riduzione di biodiversità e maggior esposizione alle mareggiate.

Per affrontare il problema si usano strategie diverse, dalla costruzione di barriere artificiali al ripascimento delle spiagge. Ma resta la consapevolezza che la natura, soprattutto lungo il mare, ha una forza che difficilmente si può controllare del tutto.

Un problema ostico

Nelle acque della Liguria si sta sperimentando qualcosa di curioso e affascinante: invece di alzare muri di cemento per proteggere le coste dalle mareggiate, si è scelto di affidarsi a un alleato naturale, le ostriche. Non è soltanto un’idea suggestiva, ma un vero progetto di rinascita che unisce ecologia, scienza e tradizione marinaresca.

La baia di Santa Teresa, a Lerici, è diventata il teatro di questa iniziativa. Qui sono stati posati i primi reef artificiali, strutture pensate non solo per attenuare la forza del mare ma anche per riportare in vita una specie quasi sparita da queste zone. È un esperimento che mette insieme più obiettivi: difendere la costa, stimolare la biodiversità e riscoprire una parte di storia naturale del Mediterraneo che stava andando perduta.

Illustrazione di alcune ostriche (Pixabay foto) marinecue.it
Illustrazione di alcune ostriche (Pixabay foto) marinecue.it

Una strategia vincente

Il progetto è frutto di una collaborazione corale: ENEA, università, enti locali, pescatori e il Comune di Lerici. L’idea è semplice quanto geniale: utilizzare l’Ostrea edulis, l’ostrica piatta che un tempo popolava le coste europee ma che oggi è considerata specie a rischio. Su queste strutture potranno attecchire non solo ostriche, ma anche altre forme di vita, trasformando il fondale in un habitat più complesso e vitale.

C’è poi un dettaglio che racconta bene lo spirito del progetto: i reef sono stati costruiti con materiali di scarto della mitilicoltura, in un’ottica di economia circolare. In questo modo si riducono i rifiuti e si offre una nuova funzione a ciò che altrimenti verrebbe buttato. Secondo Chiara Lombardi, responsabile del Laboratorio ENEA di Biodiversità, queste barriere filtrano l’acqua, accolgono nuova vita e possono rigenerare la baia nel lungo periodo. Un’idea che, se funziona, potrebbe diventare un modello da replicare anche altrove.