Scoperta incredibile sui fondali | Le acque l’hanno custodita per 3000 anni: è ancora visibile la firma di chi l’ha creata

Sub in immersione (Depositphotos foto) - www.marinecue.it

Sub in immersione (Depositphotos foto) - www.marinecue.it

Riemerso da un antico lago italiano, un reperto particolare racconta una storia rimasta intatta per tremila anni.

C’è qualcosa di profondamente affascinante nell’immaginare oggetti che, dopo migliaia di anni, riemergono dall’acqua portando con sé non solo storia, ma anche tracce di umanità. In Italia, certi laghi sembrano veri e propri custodi del tempo: silenziosi, immobili, ma capaci di conservare memorie che nemmeno sapevamo di aver perso. E ogni tanto, succede che qualcosa affiori. Un dettaglio. Una forma. Una sorpresa.

Alcuni di questi luoghi, magari poco noti al grande pubblico, sono diventati col tempo veri e propri laboratori naturali per l’archeologia. Non si parla solo di anfore o pietre levigate: si tratta di oggetti che, inspiegabilmente, hanno resistito a tutto. Al tempo, all’acqua, ai movimenti del terreno. Come se fossero rimasti lì in attesa, perfettamente protetti da un contesto ambientale che, quasi per caso, ha fatto da teca naturale.

Certo, non è solo questione di “fortuna geologica”. Il contesto conta, ma è anche l’occhio dell’archeologo a fare la differenza. Quando un sito è sommerso, difficile da esplorare e magari poco accessibile, ogni piccolo passo avanti è un successo. Ma è proprio in queste condizioni che, a volte, spunta qualcosa di inaspettato. Qualcosa che lascia tutti — esperti e non — letteralmente a bocca aperta.

Nel nostro Paese, certi ambienti lacustri sembrano avere questa strana capacità: conservano tutto, anche l’invisibile. Ed è forse questo che rende certi ritrovamenti così potenti. Non parliamo di grandi monumenti o reperti sontuosi, ma di oggetti minuscoli, fragili, che raccontano però storie molto più intime. A volte bastano pochi centimetri d’argilla per sentirsi catapultati indietro di tremila anni.

Quella piccola cosa che nessuno si aspettava

Come riporta nonsolofesta.it, tutto è iniziato nel lago di Bolsena, durante degli scavi nel sito sommerso di Gran Carro. Sembra uno dei tanti luoghi in cui gli archeologi si tuffano (letteralmente) in cerca di tracce, e invece… stavolta no. Stavolta hanno trovato una statua piccolissima, appena 15 centimetri, fatta di argilla, modellata a mano più di 3000 anni fa. Ma il punto non è solo questo.

Il punto è che sulla superficie ci sono ancora le impronte digitali di chi l’ha creata. E non stiamo parlando di segni vaghi o consumati dal tempo, ma proprio impronte, nitide. Talmente chiare che sembrano fatte ieri. Secondo la Sovrintendenza Archeologica e Belle Arti del Paesaggio della Marca d’Etruria, la figura rappresenta una donna ed è stata datata tra il X e il IX secolo a.C. Sì, a.C. E non finisce qui.

La statuetta (Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale foto) - www.marinecue.it
La statuetta (Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale foto) – www.marinecue.it

Un’impronta lunga tremila anni

La cosa assurda è che la statuetta non è mai stata cotta in un forno. Niente fuoco, niente ceramica. Solo argilla modellata a mano, poi lasciata ad asciugare. Una tecnica che, sulla carta, non avrebbe garantito nessuna resistenza al tempo. E invece… è rimasta perfettamente conservata, lì, sotto l’acqua.

A quanto pare, il lago di Bolsena — che è vulcanico e raggiunge i 40 °C in certi punti — ha creato un ambiente chimico perfetto per proteggere l’oggetto. Il Ministero della Cultura ha parlato di un caso eccezionale: un piccolo frammento di vita quotidiana dell’età del ferro, sopravvissuto contro ogni logica. E non è stato trovato in una tomba, ma in una zona abitata. Questo cambia tutto. Forse era un oggetto votivo, usato in casa, magari come amuleto.