ALLERTA nei mari italiani, in estate non si potrà più fare il bagno | Le acque stanno divorando tutte le spiagge

Mare agitato

Il mare mangia la spiaggia, ecco dove (Freepik Foto) - www.marinecue.it

L’estate, per milioni di italiani, è sinonimo di mare, spiagge dorate e giornate spensierate sotto il sole.

È un rituale collettivo che accompagna famiglie, giovani e turisti, trasformando la costa in un luogo di incontro e di vita.

Ma ciò che diamo per scontatol’ampiezza di un arenile, la sua sabbia soffice, la possibilità di stendere un asciugamano senza fatica – non è più garantito. Da nord a sud, le coste italiane stanno cambiando volto.

Il mare, che per secoli ha regalato risorse e bellezza, oggi diventa protagonista di un fenomeno che spaventa: avanza, erode, porta via pezzi di territorio. Una battaglia silenziosa che ogni anno fa scomparire metri preziosi di litorale.

E mentre gli operatori turistici si preparano alla prossima stagione, la domanda che si fa largo è semplice quanto inquietante: avremo ancora spiagge dove trascorrere l’estate?

Dove il mare ha già vinto

Secondo un’inchiesta del Quotidiano di Puglia, in questa regione il 14% delle coste – circa 95 chilometri – è già in erosione. Alcuni tratti, come il litorale ionico del Salento, hanno perso anche più di 10 metri di sabbia in pochi decenni, con stabilimenti balneari costretti a spostare ombrelloni e passerelle ogni anno.

La situazione non riguarda solo la Puglia: in Emilia-Romagna, il mare ha “divorato” negli ultimi 50 anni fino a 50 metri di arenile in zone come Rimini e Cervia. Nel Lazio, da Ostia a Sabaudia, le mareggiate invernali hanno ridotto le spiagge in pochi giorni, mettendo a rischio strutture turistiche e habitat naturali.

Spiaggia deserta
In queste spiagge il mare mangia la sabbia (Freepik Foto) – www.marinecue.it

Le cifre dell’allarme

Il fenomeno è così diffuso da essere considerato una vera emergenza nazionale: oltre il 46% delle coste sabbiose italiane mostra segni di arretramento. Un dato impressionante, che equivale a circa 1.700 chilometri di litorale in sofferenza. In molti casi, la sabbia non si rigenera naturalmente, perché fiumi e torrenti – “fornitori” di sedimenti – sono stati deviati o imbrigliati da dighe e infrastrutture. Solo negli ultimi dieci anni, il Ministero dell’Ambiente ha contato interventi di ripascimento artificiale per milioni di euro, ma in diversi tratti la sabbia importata è già stata spazzata via dalle prime mareggiate.

Le barriere frangiflutti, spesso utilizzate per contenere il fenomeno, rischiano di aggravare l’erosione nei tratti limitrofi: proteggono un punto, ma accelerano la perdita altrove. Il ripascimento artificiale, pur efficace nel breve periodo, richiede sabbia compatibile e costi elevatissimi. Gli esperti segnalano la necessità di strategie integrate: arretramento delle strutture balneari, recupero delle dune naturali, rinaturalizzazione dei fiumi e gestione coordinata tra Regioni. Senza queste azioni, la previsione è drammatica: entro il 2050, molte delle spiagge che conosciamo oggi potrebbero non esistere più.