Mare, per conoscere il suo stato di salute, basta guardare le balene | Dai loro comportamenti deriva anche il nostro benessere
Balene (Depositphotos foto) - www.marinecue.it
Il mare nasconde segnali preziosi: osservando le balene possiamo capire molto sulla sua salute e, indirettamente, anche sulla nostra.
Quando guardi il mare, tutto sembra calmo. La superficie liscia, le barche che passano tranquille, il solito profumo di salsedine. Ma sotto, là dove non vediamo, succedono cose che non immaginiamo nemmeno. E ci sono creature, enormi e silenziose, che possono diventare vere e proprie guide. Le balene, per esempio, sono molto più che spettacolari “ospiti” dell’oceano: sono segnali viventi, quasi come messaggeri.
Il fatto è che spesso ci dimentichiamo di quanto il mare sia legato a noi. Parliamo di cambiamento climatico, inquinamento, ecosistemi… sì, ma sembra sempre tutto distante, come se fosse un problema di qualcun altro. Invece no: quello che succede là sotto ci riguarda eccome. La salute del mare è la nostra salute, anche se a volte è difficile rendersene conto davvero. E capire cosa c’è che non va – o che va – è un compito che richiede attenzione e sensibilità.
Ecco perché osservare da vicino certe specie può diventare fondamentale. Le balene, in particolare, sono come archivi naturali: vivono a lungo, si muovono in ambienti vastissimi e, nel loro corpo, trattengono tracce di tutto ciò che incontrano. Se impariamo a “leggerle”, possono rivelarci cosa sta succedendo agli oceani. E no, non è un discorso da scienziati per pochi esperti. È una questione che tocca chiunque.
Il problema è che continuiamo a vivere il mare come se fosse un nostro parco giochi. Ci siamo dentro tutti, chi più chi meno. Eppure, ancora non ci accorgiamo davvero delle conseguenze. Le balene, loro malgrado, pagano un prezzo altissimo. E noi? Beh, spesso ce ne rendiamo conto troppo tardi.
Un equilibrio fragile e condiviso
Come riporta Primocanale.it, al Salone Nautico di Genova, durante uno degli eventi di contorno, si è parlato proprio di questo. Nicola Pussini, che dirige il Credima (è il centro che si occupa di analizzare i mammiferi marini spiaggiati, fa parte dell’Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta), ha detto una cosa che fa riflettere: “Le balene nel mare della Liguria ci sono, e anche in buon numero. Ma siamo noi a non farle stare bene”. Già, perché il mare lo condividiamo, e spesso ce ne dimentichiamo.
Il lavoro del Credima è fondamentale. Quando una balena finisce sulla spiaggia – e purtroppo succede – loro cercano di capire il perché. Analizzano il tessuto adiposo per scoprire quanto inquinamento ha assorbito, rilevano le microplastiche, controllano le condizioni generali dell’animale. E da lì traggono informazioni preziosissime sullo stato del mare. In pratica, studiare questi animali serve anche per conoscere meglio l’ambiente che ci circonda. Sì, anche per proteggere noi stessi. E i dati non sono confortanti.

Quando il silenzio diventa un grido
Un dato che fa un po’ male: la metà delle balene muore per malattie naturali, ma il 15-20% per colpa nostra. Collisioni con barche, plastica ingerita, inquinamento acustico. Tutte cose che – se ci pensi – potremmo evitare o almeno ridurre. I rumori sott’acqua le disorientano, le spaventano, a volte le portano a comportamenti pericolosi, come risalire troppo in fretta verso la superficie. E questo può essere fatale.
Pussini usa un’immagine semplice, ma potente: “Il mare è come un appartamento condiviso tra studenti”. Solo che noi siamo quelli rumorosi, disordinati, che non puliscono mai. Dovremmo imparare a muoverci con più attenzione, più rispetto. Perché in fondo, se le balene stanno male, non è solo un loro problema. È un segnale d’allarme anche per noi.
