Allerta globale appena lanciata | Non c’é più pace per i pesci: si stanno spiaggiando tutti, rischio estinzione

Rischio estinzione per questa specie (Canva-Shutterstock foto) - www.marinecue.it
I mari del Globo incontro ad una crisi senza eguali. Gli appartenenti a questa specie stanno rischiando di abbandonarci per sempre
La scomparsa degli animali dal Pianeta Terra, evento noto come estinzione, ha segnato il passare dei secoli, a partire dalla formazione dei primi organismi viventi, sino ad arrivare ai giorni nostri, quando ha cominciato a seguire ritmi decisamente più spaventosi.
I motivi storici sono da ricercare in catastrofi naturali, quali eruzioni o tsunami, eventi di competizione biologica, quando le specie maggiormente in grado di adattarsi ai cambiamenti riuscivano a sopravvivere, a discapito di altre.
Ma anche i cambiamenti climatici, soprattutto negli anni più recenti, che si tratti di glaciazioni o di repentini aumenti di temperatura, passando da un estremo all’altro.
Al giorno d’oggi è importante evidenziare come le attività dell’uomo siano state in grado di accelerare il declino di determinate specie in modo ancora più evidente. Tra l’inquinamento, le pratiche di caccia e bracconaggio e la progressiva distruzione degli habitat.
Un incontro inaspettato
Nei pressi della foce del Fiume Birha, nella provincia sudafricana del Capo Orientale, è avvenuta una scoperta certamente non lieta. Il corpo di un pesce sega comune, appartenente alla specie Pristis Pristis, con una lunghezza che sfiorava i tre metri è stato trovato spiaggiato. Si tratta del primo ad essere rinvenuto sulle spiagge del Sudafrica da 26 anni a questa parte, facendo parte di un gruppo di elasmobranchi a dir poco raro, considerato dalla comunità biologica in “pericolo critico” di estinzione e per questo inserito all’interno della lista rossa dell’IUCN. Lo scorso 19 Settembre è stato un residente della zona a lanciare l’allarme, con l’intervento immediato da parte del naturalista Kevin Cole, impegnato presso l’East London Museum, che ha recuperato l’animale, indicato anche dai più autorevoli esperti come totalmente scomparso in prossimità di quelle acque.
Eppure la sua presenza, malgrado l’esemplare sia andato incontro alla morte, evidenzia la possibilità che proprio quell’area possa ospitare una famiglia di sopravvissuti, al contrario di quanto si fosse creduto sino ad ora. Successivamente, lo stesso Cole ha effettuato approfondimenti sul corpo dell’animale che hanno condotto a scoprire che si trattasse di un esemplare maschio, privato di alcuni organi interni (da qui l’ipotesi dello “zampino” da parte di altri animali marittimi, forse di due orche già protagoniste di simili episodi prima d’ora).

Il progressivo declino
Le misure esatte della punta del muso sono risultate essere di 70 centimetri complessivi, con 21 centimetri di estensione “dentale” per ciascun lato. L’importanza assoluta del ritrovamento trova riscontro nel fatto che siano soltanto cinque le specie di pesci sega attualmente presenti e sopravvissute nel globo intero.
Parliamo di esemplari che affondano le proprie origini in tempi decisamente antichi, quando prosperavano nelle acque di tutto il mondo, prima che l’inarrestabile declino conducesse gli stessi ad un’inevitabile crisi, che oggi li vede costantemente ad un passo dalla definitiva estinzione. A minacciare le specie, oltre alla progressiva perdita dei propri habitat riproduttivi, sono state soprattutto le azioni antropiche: partendo dalla pesca accidentale, giungendo fino al recupero per il commercio illegale e per la medicina tradizionale, soprattutto al fine di ricavarne rostri, denti e pinne. A riportarlo è Kodami.