Uno degli animali marini più imponenti finisce nelle grinfie degli orsi | Con un solo capodoglio possono sfamarsi intere famiglie

Orsi polari si nutrono (Depositphotos foto) - www.marinecue.it

Orsi polari si nutrono (Depositphotos foto) - www.marinecue.it

Un raro incontro tra due protagonisti dell’Artico diventa un’eccezionale testimonianza visiva difficile da credere ma autentica.

C’è qualcosa di magico – o forse inquietante – nei paesaggi artici. Immensi, bianchi, apparentemente fermi nel tempo, ma sempre pronti a cambiare in un attimo. In queste distese di ghiaccio dove l’occhio umano si perde e il silenzio pesa, può succedere davvero di tutto. E quando succede, spesso non c’è nessuno lì a testimoniarlo. Stavolta però qualcuno c’era. E ha catturato qualcosa che non capita praticamente mai.

Oggi, chi scatta una foto che sembra “troppo perfetta” deve quasi giustificarsi. Eh sì, viviamo in un’epoca dove l’immagine non è più solo immagine: è una prova da difendere. Soprattutto se ritrae qualcosa di incredibilmente raro. E questo rende ancora più importante quando uno scatto è autentico, crudo, magari anche scomodo… ma reale.

In certi ambienti, poi, tutto si complica. L’Artico non perdona: serve pazienza, esperienza e un pizzico di fortuna. Ma soprattutto devi essere pronto. Con la fotocamera, certo, ma anche con lo sguardo giusto. Perché basta un attimo – una luce diversa, un movimento improvviso – e quello che hai davanti può trasformarsi in un’immagine da ricordare per tutta la vita.

È quello che è capitato a un fotografo naturalista durante una delle sue spedizioni verso nord. Non c’era niente di programmato, solo la voglia di esplorare e magari trovare qualcosa di speciale. Beh… ci è riuscito. Anche se nessuno avrebbe potuto prevedere quel tipo di incontro.

Una scena fuori dal tempo, tra ghiacci e sorprese

Tutto è iniziato con un messaggio, come riporta National Geographic. Un amico gli segnala una strana sagoma scura a 82° nord – un punto decisamente oltre il Circolo Polare. Roie Galitz, fotografo con decine di missioni artiche alle spalle, decide di andare a vedere di persona. Sale sulla sua rompighiaccio, guida una piccola spedizione fotografica e risale il Mar Glaciale Artico. Dopo un giorno intero a tagliare banchi di ghiaccio, trova quello che cercava: la carcassa di un capodoglio, riversa tra i ghiacci.

Solo che… non era da solo. Poco distante, un orso polare stava dormendo, tranquillissimo, come se fosse tutto normale. Galitz capisce subito che ha davanti qualcosa di raro. Resta lì, scatta, osserva. Usa anche un drone, per vedere dall’alto. La scena è surreale. Ma è solo l’inizio.

Un grande capodoglio (Depositphotos foto) - www.marinecue.it
Un grande capodoglio (Depositphotos foto) – www.marinecue.it

Quando il predatore incontra il gigante

Qualche ora più tardi arriva anche una femmina. Si avvicina piano, poi si unisce al maschio. I due iniziano a interagire con la carcassa. Cercano di aprirsi un varco nella pelle spessa del cetaceo, che resiste. Grattano, mordono, si immergono, tornano a provarci. Galitz osserva tutto: “Sembrava quasi frustrata”, racconta riferendosi alla femmina.

Nel frattempo, gli orsi si muovono come se stessero giocando. Si rotolano, saltano, bevono acqua fresca che si scioglie dal ghiaccio. Ma sotto le loro zampe, il corpo del capodoglio… vibra. È molle, gonfio di gas, instabile. Galitz e il suo team restano lì finché possono, ma pochi giorni dopo scoprono che la carcassa è sparita, portata via dal vento. Era un momento irripetibile.