Ha vissuto 100 giorni sott’acqua | Un esperimento incredibile che ha battuto tutti i record: è diventato più piccolo di 2 cm

Uomo sott'acqua

Vivere sott'acqua, si può, ecco come (Freepik Foto) - www.marinecue.it

La vita sotto la superficie marina ha sempre stimolato la fantasia di scienziati, esploratori e sognatori.

Da Jules Verne ai moderni progetti di ingegneria, l’idea di abitare gli oceani evoca scenari futuristici ma anche interrogativi concreti: come reagisce il corpo umano a una pressione costante, a un ambiente chiuso, a un isolamento prolungato?

Esperimenti di lunga durata in ambienti estremi sono rari, perché costosi e complessi da gestire. Tuttavia, ogni volta che vengono condotti aprono finestre uniche sulla fisiologia umana, rivelando adattamenti sorprendenti che difficilmente emergerebbero in condizioni normali.

La pressione idrostatica, la mancanza di luce solare diretta, i ritmi circadiani alterati: tutti fattori che possono modificare parametri vitali e processi biologici. Non è un caso che gli studi iperbarici abbiano applicazioni che spaziano dalla medicina rigenerativa all’esplorazione spaziale, dove la sfida è simile: mantenere la salute umana in ambienti che non sono stati progettati per la vita.

In questo contesto si inserisce un esperimento recente che ha superato record e aspettative, offrendo spunti scientifici tanto affascinanti quanto utili per il futuro delle scienze biomediche.

L’esperimento di Joseph Dituri: contesto e struttura

Joseph Dituri, ex sommozzatore della Marina statunitense e oggi professore di ingegneria biomedica, ha deciso di vivere per 100 giorni consecutivi in un habitat subacqueo chiamato Project Neptune 100, collocato a circa 9 metri di profondità nelle acque di Key Largo, Florida. L’obiettivo non era solo stabilire un primato di permanenza, ma analizzare in dettaglio come il corpo umano si adatti a condizioni iperbariche prolungate.

Durante il periodo di permanenza, Dituri ha seguito protocolli rigidissimi: esercizio fisico quotidiano, diete calibrate, controlli clinici costanti e sessioni di monitoraggio neurologico e metabolico. La pressione interna della capsula, doppia rispetto a quella atmosferica, ha simulato un laboratorio naturale per comprendere le conseguenze di un ambiente diverso da quello terrestre standard.

Uomo sott'acqua
Vivere sott’acqua, l’esperimento (Freepik Foto) – www.marinecue.it

Risultati, effetti fisici e implicazioni

Tra i risultati più sorprendenti, il ricercatore ha riportato una riduzione della sua altezza di circa 2 centimetri, un fenomeno attribuito alla compressione della colonna vertebrale sotto l’effetto della pressione costante. Un dato in controtendenza rispetto agli astronauti, che nello spazio tendono invece ad allungarsi per la mancanza di gravità.

Altri parametri monitorati hanno indicato miglioramenti inattesi, come una pressione arteriosa più stabile e un sonno più profondo, ma anche possibili rischi legati alla densità ossea e alla tensione psicologica dell’isolamento. I risultati preliminari suggeriscono che l’esposizione iperbarica controllata possa avere effetti benefici su alcune funzioni fisiologiche, aprendo nuove prospettive nella cura di patologie croniche e nelle strategie di longevità. L’esperimento di Dituri, pur eccezionale, non rappresenta un punto d’arrivo, ma un tassello in un campo di ricerca ancora agli inizi. La combinazione di pressioni elevate, spazi confinati e monitoraggi continui fornisce un modello che potrebbe ispirare futuri habitat, sia negli oceani che nello spazio. In entrambi i casi, la sfida è la stessa: permettere all’essere umano di vivere a lungo in ambienti che non sono stati fatti per lui.