Si stanno sconvolgendo interi ecosistemi | Questo è l’allarme appena lanciato: è nata una nuova isola

Nuova isola emersa (Canva) - marinecue.it
In seguito a fenomeni divenuti, ormai, quotidiani, sembra che la Terra stia stravolgendosi sempre più, e non potrà tornare indietro.
Immagina la Terra non come una superficie immobile, ma come un mosaico in lento mutamento: ecco, questa è l’idea che più di un secolo fa, diede vita alla teoria della deriva dei continenti. I quali, appunto, non son eternamente fissi, ma nel corso di milioni di anni, si son separati, riuniti e spostati, modellando quindi la faccia del pianeta che conosciamo oggi.
Secondo la ricostruzione scientifica, un tempo tutta la superficie emersa, era un unico supercontinente chiamato Pangea. Poi, circa 200-250 milioni d’anni fa, iniziò a frammentarsi, dando origine ai continenti che oggi conosciamo bene. E le prove arrivano dalla corrispondenza tra i profili costieri; dalle tracce fossili identiche, su terre oggi lontane; e dalla somiglianza delle formazioni rocciose, fra continenti separati.
Ma cosa spinge questi enormi blocchi terrestri, a muoversi? Ecco, la risposta è nel mantello terrestre, in cui correnti convettive di calore; processi d’espansione del fondale oceanico; e subduzione, guidano le placche su cui i continenti poggiano. Motivo per cui, oggi, il concetto di deriva è integrato nella teoria delle placche tettoniche, la quale spiega proprio terremoti, vulcani, e orogenesi.
Non parliamo, insomma, di un curioso fenomeno del passato, ma di una dinamica ancora attiva, poiché gli spostamenti continui, influenzano clima, biodiversità, e distribuzione dei mari e delle terre. Motivo per cui, comprendere esattamente la deriva dei continenti è imprescindibile, per leggere la storia della Terra, e immaginare il suo futuro.
Una nuova isola, in Alaska
Il ritiro del ghiacciaio di Alsek, nel sudest dell’Alaska, ha portato alla formazione di una nuova isola lacustre. Dal nome Prow Knob, essendo nello specifico uno sperone roccioso che, fino a poco tempo fa, era lambito (da un lato) dal lago Alsek; e dall’altro, dal ghiaccio; mentre ora, è completamente circondato dalle acque. E con una superficie di circa 4 chilometri quadrati, la nuova isola è paragonabile a Procida o a Monte Isola, la più grande isola lacustre italiana, del lago d’Iseo.
Il ricercatore Mauri Pelto, che da anni documenta il ritiro dei ghiacciai sul suo blog, ha individuato la nuova isola, analizzando immagini satellitari. Il distacco del ghiacciaio da Prow Knob è avvenuto tra fine luglio e inizio agosto, confermando previsioni che Pelto aveva già avanzato, monitorando regolarmente la zona – parte del Parco nazionale di Glacier Bay -, dove si trovano circa un migliaio di ghiacciai in costante ritirata.

Un fenomeno in crescita
Ma la fusione del ghiacciaio di Alsek, non è un fattore isolato. Infatti, all’inizio del Novecento, il ghiacciaio circondava totalmente Prow Knob; negli anni Ottanta, si era ritirato parzialmente; e nel 1999, aveva perso il contatto con il Grand Plateau. Nondimeno, la ridotta stabilità dello sperone, contribuisce ad accelerare ulteriormente il ritiro del ghiacciaio.
Il fenomeno osservato in Alaska, riflette dunque una tendenza globale: ovvero, che secondo studi recenti, dal 2000 al 2023, i ghiacciai mondiali hanno perso il 5% del loro volume, con una velocità di fusione aumentata del 36%, a causa del cambiamento climatico. E come riportato da ilpost.it, l’Alaska è fra le regioni con la maggior perdita di massa glaciale, rendendo la formazione di nuove isole, un segnale tangibile degli effetti del riscaldamento globale.