Ultim’ora, l’Oceano è caldissimo ed ha cambiato colore | Conseguenze terribili per l’uomo: tempeste invernali disastrose

L'oceano pacifico ha cambiato colore

Un oceano pericoloso (Canva) - marinecue.it

Uno strano colore, sta ricoprendo l’oceano, portando gli scienziati a credere che l’ora finale del mondo, sia davvero vicina.

I mari e gli oceani, coprono oltre il 70% della superficie terrestre, e svolgono un ruolo fondamentale per l’equilibrio climatico, e la vita sul pianeta. Ma cosa accadrebbe se un giorno, queste immense distese d’acqua, traboccassero?

Le prime a pagare il prezzo, sarebbero sicuramente le zone costiere. E città e villaggi affacciati sul mare, rischierebbero di esser sommersi, con conseguenze disastrose per milioni di persone costrette ad abbandonare le proprie case.

E un simile stravolgimento, non danneggerebbe solo l’uomo, ma anche gli ecosistemi. Con foreste, terre coltivabili, e habitat naturali, che finirebbero infatti sommersi, e gravi ripercussioni sulla biodiversità e sulla disponibilità di risorse.

Pensare, quindi, a oceani traboccanti, ci ricorda quanto sia fragile il nostro pianeta. Motivo per cui, agire oggi contro i cambiamenti climatici, significa evitare domani, scenari catastrofici.

Un oceano che brucia

Gli scienziati del “Noaa“, hanno rilevato un’anomalia preoccupante: ovvero, una gigantesca “macchia” d’acqua insolitamente calda, la quale si estende per circa 8 mila chilometri, dalle coste occidentali degli Stati Uniti, fino al Giappone. Un fenomeno collegato alla crisi climatica, e alle attività umane, rappresentante un nuovo record negativo, nella temperatura superficiale del mare: nello specifico, il più alto registrato dalla fine del XIX secolo. Le cui ripercussioni potrebbero riguardare sia il clima terrestre, che la vita marina proprio del Pacifico.

Secondo gli esperti, il Pacifico settentrionale si sta riscaldando più velocemente di qualsiasi altro bacino al mondo; e se la macchia di calore non dovesse ridursi, potrebbero verificarsi tempeste invernali più intense e durature. In passato, episodi simili hanno causato gravi morie di uccelli marini, pesci e leoni marini, lasciando conseguenze ancor oggi visibili sugli ecosistemi. E come sottolineato da wired.it, la vastità e l’intensità di quest’evento, lo rendono unico e particolarmente pericoloso.

Un mare mosso dai venti
Venti (Canva) – marinecue.it

Il ruolo dei venti, e le possibili soluzioni

La formazione di questa bolla calda è legata anche a venti insolitamente deboli, i quali hanno impedito all’acqua fredda degli strati profondi, di risalire in superficie. Modo in cui, gli scienziati sperano quindi che con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno, i venti più forti e le tempeste, possano raffreddare progressivamente il Pacifico settentrionale, mescolando le acque, e dissipando l’anomalia.

Perciò, al di là delle fluttuazioni stagionali, la radice del problema resta il riscaldamento globale. Dato che le emissioni di gas serra, hanno accelerato i processi che portano alla formazione di ondate di calore marine, rendendole proprio più frequenti e durature. Per questo, ridurre le emissioni, e intervenire sulle cause strutturali della crisi climatica, si rivela l’unica strada per proteggere mari e oceani dal collasso.