Ci stanno facendo mangiare carne di squalo venduta a poco prezzo | Questa volta il risparmio inguaia tutti: non buona da mangiare

Un pericolo assoluto (Canva) - marinecue.it
La carne di squalo, a quanto pare, non è particolarmente raccomandabile per svariati motivi. Per questo, forse meglio evitarla.
Il dibattito fra carnivori e vegetariani, accompagna da tempo le nostre tavole. Poiché entrambe le scelte alimentari, hanno sostenitori convinti e motivazioni diverse, le quali spaziano dal gusto personale alla salute; fino a considerazioni etiche e ambientali.
Chi predilige la carne, infatti, sostiene che sia una fonte preziosa di proteine, ferro e vitamine fondamentali, difficili da reperire in egual misura, in altri alimenti. Per molti, inoltre, il consumo di carne è parte integrante della tradizione culturale e culinaria.
Dall’altra parte, chi sceglie un’alimentazione senza carne, punta sul benessere e sulla sostenibilità. Con frutta, verdura, legumi e cereali, i quali garantiscono nutrienti importanti, e riducono il rischio di malattie croniche. Oltre al limitare l’impatto ambientale.
Fra i due estremi, quindi, cresce l’idea che non esista una scelta assoluta, ma che conti soprattutto l’equilibrio. E che informarsi, ascoltare il proprio corpo, e adottare un regime alimentare consapevole, può esser l’unica chiave per vivere meglio.
Un’indagine che fa discutere
Un recente studio condotto dall’Università della Carolina del Nord, a Chapel Hill, ha sollevato un problema serio, legato alla vendita della carne di squalo. Gli esperti, infatti, hanno acquistato e analizzato 30 prodotti in diversi stati americani, scoprendo che il 31% dei campioni, proveniva da specie considerate a rischio; come lo squalo martello maggiore, e lo squalo mako pinna corta. Ma ciò che sorprende, non è solo la provenienza, bensì anche il prezzo irrisorio, che rende ancor più difficile comprendere l’impatto di questo commercio, sulla biodiversità marina.
Secondo gli studiosi, acquistare la carne di queste specie, costava appena pochi euro al chilo. Una cifra incredibilmente bassa, se si considera il valore ecologico di questi predatori marini, paragonabili ai leoni sulla terraferma. Sebbene, poi, il vero pericolo non sia soltanto ambientale, ma anche per la salute dei consumatori.

Etichette ingannevoli
Uno degli aspetti più allarmanti è l’etichettatura errata: infatti, nel 93% dei casi, i campioni erano venduti come “squalo” o “squalo mako”, senza alcuna distinzione fra specie commestibili, e specie il cui consumo è sconsigliato per l’elevata presenza di mercurio. Mancanza di trasparenza che impedisce, quindi, ai consumatori di fare scelte consapevoli, e aumenta i rischi legati alla sicurezza alimentare.
Ma la questione non riguarda solo gli Stati Uniti, poiché in Brasile, ad esempio, squali angelo in via d’estinzione, son stati serviti persino nei pasti scolastici, violando le leggi appunto vigenti. E come sottolinea tech.everyeye.it, l’assenza di controlli rigorosi e di una corretta tracciabilità, rende estremamente difficile il distinguere le specie, una volta trasformate in filetti. Il cui risultato finale è quindi un problema etico, sanitario e ambientale, di portata mondiale.