Vulcani, questo è il più pericoloso di tutti i mari | Per gli esperti sta per eruttare: sarà una catastrofe entro dicembre

Illustrazione dell'Etna (Canva FOTO) - marinecue.it
I vulcani sono molto pericolosi, ma quelli che si trovano in prossimità del mare lo sono ancora di più. Meglio prestare molta attenzione!
I vulcani sono tra le forze naturali più potenti e imprevedibili del pianeta. Nel loro cuore si accumula una pressione enorme che, quando si libera, può trasformare paesaggi interi in poche ore.
Le eruzioni non sono tutte uguali: alcune si manifestano con colate lente e incandescenti, altre con esplosioni improvvise che scagliano gas e rocce a distanze impressionanti.
Le colate laviche rappresentano uno dei pericoli più visibili, infatti scendono lungo i fianchi della montagna come fiumi di fuoco, distruggendo campi, strade e abitazioni. Spesso si muovono lentamente, ma la loro temperatura e la capacità di bruciare e seppellire ciò che incontrano le rendono comunque devastanti.
Ben più rapidi e micidiali sono i flussi piroclastici: nubi roventi di gas e detriti che possono viaggiare a velocità estreme, cancellando ogni forma di vita nel raggio di chilometri. Anche la cenere vulcanica è insidiosa: si disperde nell’aria, copre tetti e coltivazioni, ostacola i trasporti e può causare problemi respiratori.
Segnali dal profondo
Negli ultimi mesi diversi strumenti di rilevamento hanno registrato qualcosa di anomalo: il fondo marino si sta gonfiando lentamente e la sismicità è in aumento, con centinaia di piccoli terremoti che si susseguono ogni giorno. Indizi che ricordano le fasi preparatorie di un’eruzione, quando il magma spinge verso l’alto e la crosta comincia a deformarsi. A incuriosire ancora di più è la costanza di questo fenomeno, che prosegue da settimane senza interruzioni, come se sotto la superficie ci fosse una pressione pronta a trovare sfogo.
Questa situazione offre una sorta di laboratorio naturale unico. Non si parla di un vulcano esplosivo che scaglia cenere e lapilli a grande distanza, ma di una struttura capace di liberare energia in modo meno appariscente, attraverso colate laviche e fratture del fondale. Proprio per questo gli studiosi la considerano un’occasione preziosa per testare metodi di previsione, senza le preoccupazioni legate a evacuazioni o emergenze improvvise.

Una situazione particolare
Dietro questi movimenti c’è l’Axial Seamount, un vulcano sottomarino situato a circa 300 miglia dalle coste dell’Oregon e a oltre 1.500 metri di profondità. Secondo quanto riportato da Smithsonian Magazine e dai ricercatori dell’Oregon State University, il fondale ha raggiunto quasi il livello di rigonfiamento osservato nel 2015, poco prima della sua ultima eruzione. Questo “palloncino” naturale indica che il magma sta accumulando pressione e che un nuovo evento potrebbe avvenire entro il 2025.
Il seamount è sorvegliato costantemente grazie a una rete di sensori e cavi in fibra ottica della Ocean Observatories Initiative, che trasmettono dati in tempo reale su scosse e deformazioni. Le precedenti eruzioni del 1998, 2011 e 2015 offrono un archivio di modelli utili per prevedere la prossima. Alcuni gruppi di ricerca stanno persino applicando algoritmi di intelligenza artificiale per interpretare i microsismi, con l’obiettivo di rendere le previsioni sempre più affidabili.