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Aria oceanica e salute: chi vive sulla costa vive in media un anno in più

L’oceano porta benessere secondo l’ultima ricerca in Ohio, tanto da garantire un’aspettativa di vita più alta. Com’è possibile?

Cosa succede al nostro corpo quando respiriamo aria oceanica ogni giorno? Secondo nuove ricerche, vivere entro 30 miglia dalla costa potrebbe aumentare l’aspettativa di vita. Sono variabili ambientali misurate in uno studio condotto in Ohio.

La qualità dell’aria, la temperatura più stabile e l’accesso a spazi ricreativi sembrano essere fattori determinanti. Gli ambienti marini offrono una combinazione di elementi che riducono lo stress ambientale e migliorano la salute respiratoria.

Non tutte le acque sono uguali. Vivere vicino a fiumi o laghi urbani non produce gli stessi effetti. In alcuni casi può essere associato a una riduzione della longevità. La geografia residenziale diventa così un parametro da considerare nelle cure.

La ricerca ha analizzato oltre 66 mila aree negli Stati Uniti. Le zone costiere mostrano una correlazione positiva con la longevità. Come funziona il fenomeno e come gli scienziati sono arrivati a queste conclusioni?

Il rapporto tra longevità e oceano

Secondo quanto riportato da Today.it, vivere vicino all’oceano può aggiungere fino a due anni all’aspettativa di vita rispetto alla media nazionale. Il motivo non è solo la qualità dell’aria, ma un insieme di fattori ambientali e sociali.

Le zone costiere offrono temperature più miti, minore esposizione a eventi climatici estremi e una maggiore disponibilità di spazi verdi. Il reddito medio più alto nella aree può contribuire al benessere psicofisico. Cosa rivela la ricerca nel dettaglio?

Il benessere arriva dall’oceano (Freepik Foto) – marinecue.it

I risultati della ricerca

Secondo lo studio pubblicato su ScienceDaily e condotto dall’Ohio State University, vivere entro 30 miglia dalla costa oceanica può aumentare l’aspettativa di vita di oltre un anno rispetto alla media nazionale. L’analisi ha incrociato dati ambientali e indicatori di mortalità su 66 mila aree. Il risultato è una correlazione tra prossimità al mare e longevità. I fattori ambientali sono qualità dell’aria oceanica, stabilità termica, ridotta esposizione a eventi climatici estremi e accesso a spazi ricreativi. Per gli scienziati sono variabili mitiganti dello stress ambientale e catalizzatori di salute respiratoria e cardiovascolare. La geografia residenziale diventa così una componente strutturale nei modelli predittivi di salute pubblica. Il College of Public Health dell’Ohio State University chiarisce che non tutte le acque portano a benefici per la salute. L’oceano mostra una correlazione positiva con la longevità, ma vivere vicino a fiumi o laghi urbani può comportare una riduzione dell’aspettativa di vita.

Le acque interne in contesti popolati sono associate ad alti livelli di inquinamento atmosferico, rumore ambientale e stress urbano. I dati raccolti permettono di costruire mappe di rischio e modelli di esposizione ambientale, utili per protocolli sanitari, pianificazione urbana e regie territoriali. La salute pubblica si configura come funzione del paesaggio, e la prossimità all’oceano emerge come parametro strategico per la neutralizzazione del rischio e la progettazione di ambienti vitali. L’ISS aveva già mostrato che l’aria marina può offrire benefici ai pazienti affetti da asma bronchiale in contesti costieri con clima temperato e basso inquinamento. La salinità dell’aria favorisce la fluidificazione del muco, migliora la respirazione e riduce l’infiammazione delle vie aeree. L’assenza di sbalzi termici e la minore concentrazione di allergeni ambientali riducono il rischio di riacutizzazioni. Il mare agisce come modulatore naturale.

Annarita Faggioni

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