Questa specie di pesce è molto simile agli squali, ma c’é una grossa differenza | Inquietanti al massimo: i loro denti sono sulla fronte

Illustrazione di alcuni squali (Canva FOTO) - marinecue.it (1)
E’ una specie molto particolare, e che vive in ambienti quasi estremi. Assomiglia agli squali, ma le differenze sono enormi.
Gli squali sono tra i predatori più antichi e affascinanti del pianeta. Comparsi oltre 400 milioni di anni fa, hanno attraversato estinzioni di massa e cambiamenti climatici, mantenendo una sorprendente varietà di forme e comportamenti.
Oggi si conoscono più di 500 specie, dalle piccole lucertole marine come lo squalo lanterna, lungo appena 20 centimetri, ai giganteschi squali balena che possono superare i 12 metri. Non tutti sono predatori temibili: molti si nutrono di plancton o piccoli pesci, contribuendo all’equilibrio degli ecosistemi oceanici.
Gli squali svolgono un ruolo cruciale per la salute del mare. Regolano le popolazioni di altre specie, mantengono la biodiversità e aiutano a preservare barriere coralline e catene alimentari. La loro presenza è un segno di oceani in equilibrio, e la loro scomparsa avrebbe effetti a cascata.
Purtroppo, diverse specie sono oggi a rischio di estinzione a causa della pesca eccessiva, del commercio di pinne e della distruzione degli habitat. Proteggere gli squali significa tutelare l’intero ambiente marino e garantire la stabilità degli oceani di cui tutti, direttamente o indirettamente, dipendiamo.
Un pesce molto particolare
Nelle profondità fredde dell’Oceano Pacifico nord-orientale vive una creatura che ha catturato la curiosità di scienziati e appassionati di natura: il ratfish maculato, conosciuto anche come chimera. La sua fama recente non deriva tanto dalla forma elegante o dai movimenti silenziosi, quanto da un dettaglio piuttosto insolito. I maschi adulti portano infatti sulla testa una sorta di piccola “maniglia” bianca che, a prima vista, pare solo un vezzo anatomico.
Eppure, come riportato da Everyeye, questa protuberanza nasconde qualcosa di più. Si chiama tenaculum e, quando viene estroflesso, rivela file di denti minuscoli ma affilati. Non servono per nutrirsi, bensì per afferrare e trattenere la femmina durante l’accoppiamento o per scoraggiare eventuali rivali. Non di rado, le femmine mostrano lievi cicatrici, segno di incontri tutt’altro che tranquilli. Un comportamento che ricorda quanto la competizione per la riproduzione possa dare origine a soluzioni evolutive davvero sorprendenti.

Un laboratorio vivente
Come riportato da Everyeye Tech, la particolarità non finisce qui. Gli studiosi hanno scoperto che i denti del tenaculum non sono scaglie modificate, come accade per gli squali, ma vere strutture dentarie composte di dentina, proprio come i denti della bocca. Analisi genetiche e fossili di circa 315 milioni di anni fa indicano che questa appendice si è evoluta a partire da denti orali, spostandone in un certo senso il potere formativo su un’altra parte del corpo.
Questa scoperta, oltre a spiegare l’anatomia della chimera, cambia il modo di pensare l’origine dei denti. Finora si riteneva che potessero svilupparsi solo nella cavità orale, ma il tenaculum dimostra che l’evoluzione può sorprendere con soluzioni più libere e creative.