Barriera corallina, lanciata l’allerta massima | Una cosa del genere non si registrava da 40 anni

Illustrazione di una barriera corallina in pericolo (Canva FOTO) - marinecue.it

Illustrazione di una barriera corallina in pericolo (Canva FOTO) - marinecue.it

Le barriere coralline, in generale, non stanno passando un buon periodo. Alcune di esse sono in grave pericolo, e mostrano segni particolari.

Le barriere coralline sono vere e proprie città sottomarine, costruite da minuscoli animali chiamati polipi. Con il tempo, i loro scheletri calcarei si accumulano formando immense strutture che danno riparo e nutrimento a una miriade di specie marine.

Oltre alla loro incredibile biodiversità, svolgono un ruolo fondamentale per gli ecosistemi costieri. Proteggono le coste dall’erosione e attenuano la forza delle onde durante le tempeste, agendo come una barriera naturale contro mareggiate e uragani.

Sono però estremamente fragili. L’aumento della temperatura del mare, l’acidificazione degli oceani e l’inquinamento causano fenomeni come lo sbiancamento dei coralli, che mette a rischio intere colonie e gli organismi che da esse dipendono.

Salvaguardarle è quindi cruciale non solo per la vita marina, ma anche per l’equilibrio climatico e per milioni di persone che vivono di pesca e turismo. Ogni azione di tutela, dal ridurre le emissioni alla creazione di aree marine protette, contribuisce a mantenerle vive.

Un gigante del mare sotto pressione

La Grande Barriera Corallina australiana è una delle meraviglie naturali più celebri del pianeta, un mosaico di colori e vita che si estende per oltre duemila chilometri. Da decenni però convive con un nemico sempre più ostinato: l’aumento della temperatura degli oceani. Ogni ondata di calore marino lascia il segno, provocando lo sbiancamento dei coralli e minacciando l’equilibrio di un ecosistema che ospita migliaia di specie.

Il 2025 ha segnato un punto critico. Secondo i rilevamenti dell’Australian Institute of Marine Science, la barriera ha subito la perdita più grave mai registrata dalla metà degli anni Ottanta, quando i monitoraggi sistematici sono iniziati. Una notizia che suona come un campanello d’allarme per scienziati e comunità costiere, già abituati a vedere alternarsi cicli di recupero e nuovi danneggiamenti.

Illustrazione di una barriera corallina (Canva foto) - www.marinecue.it
Illustrazione di una barriera corallina (Canva foto) – www.marinecue.it

Conseguenze negative

Come riportato da Inside Over, i dati raccolti raccontano un crollo impressionante: il settore meridionale ha perso circa il 30% di corallo duro, il nord il 25%, la fascia centrale intorno al 14%. All’origine c’è il quinto episodio di sbiancamento di massa in nove anni, un evento estremo avvenuto nell’estate australe 2024-2025, che ha costretto i coralli a espellere le zooxantelle, le microscopiche alghe da cui dipendono per nutrimento e colore. Senza di esse, le strutture diventano bianche e, se il caldo persiste, possono morire.

A peggiorare il quadro si aggiungono cicloni, deflussi costieri ricchi di sedimenti e l’attacco della stella marina “corona di spine”, predatore naturale che prolifera con le acque ricche di nutrienti. Le specie più colpite sono quelle a crescita rapida come le Acropora, che richiedono anni per rigenerarsi e mal sopportano stress ripetuti. Pur mantenendo una copertura corallina relativamente alta rispetto ad altri reef del mondo, gli scienziati avvertono che la tendenza è verso oscillazioni sempre più ampie, con fasi di recupero parziale e danni ricorrenti.