Cozze, è allarme nella loro patria | Le tarantine non possono essere più mangiate: alti tassi di inquinamento

Illustrazione di alcune cozze pericolose (Canva FOTO) - marinecue.it
Quello che sta accadendo alle cozze tarantine, ha stupito tutti. Non sarà possibile mangiarle per via dell’inquinamento.
Le cozze sono tra i molluschi più apprezzati in cucina, ma sono anche vere e proprie sentinelle del mare. Filtrano grandi quantità d’acqua per nutrirsi, accumulando eventuali sostanze presenti nell’ambiente.
Questa capacità le rende utili agli scienziati per monitorare la qualità delle acque. Metalli pesanti, microplastiche e agenti patogeni possono infatti depositarsi nei loro tessuti, rivelando il livello di inquinamento costiero.
Se però l’acqua è molto contaminata, le cozze possono diventare veicolo di rischi per chi le consuma crude o poco cotte. Da qui la necessità di controlli costanti e di regole severe per la raccolta e la vendita.
Proteggere i mari e limitare scarichi e rifiuti significa non solo salvaguardare l’ecosistema, ma anche garantire che questi molluschi restino un alimento sano e sicuro.
Un mare ricco ma delicato
Taranto è famosa per i suoi mitili, un simbolo della cucina locale che da generazioni finisce sulle tavole di mezza Italia. Ma proprio qui, nel cuore del Mar Piccolo, le cozze raccontano anche una storia più complessa. Le acque che le nutrono, infatti, sono state a lungo al centro di controlli ambientali e sanitari per la possibile presenza di sostanze come diossine e PCB, composti inquinanti che possono accumularsi nei tessuti dei molluschi.
Per questo la filiera non si limita alla tradizione: dietro ogni piatto di cozze c’è un sistema di analisi, prelievi e verifiche che non si ferma mai. Le autorità locali e regionali hanno dovuto rafforzare nel tempo i protocolli, consapevoli che la sicurezza alimentare in un’area così particolare richiede una vigilanza costante e rigorosa.

Monitoraggi e misure straordinarie
Secondo quanto riportato da Buonasera24, e dai bollettini della ASL di Taranto, il primo seno del Mar Piccolo rimane l’area più sensibile, con dati che in passato hanno superato i limiti di legge. Per tutelare i consumatori, la Regione Puglia ha prorogato di altri 36 mesi le misure sanitarie straordinarie: il novellame può essere spostato solo dopo analisi certificate, e i lotti che non rispettano gli standard vengono sequestrati o distrutti.
Queste procedure, unite a controlli periodici sui livelli di diossine e PCB, sono diventate parte della routine di allevatori e laboratori, una sorta di “guardia silenziosa” che accompagna ogni fase della produzione. Il messaggio è chiaro: solo una sorveglianza continua permette di conciliare l’eccellenza gastronomica delle cozze tarantine con la sicurezza di chi le porta in tavola, trasformando una tradizione secolare in un esempio di responsabilità condivisa.