Illustrazione di alcuni pesci morti (Canva FOTO) - marinecue.it
Sta succedendo qualcosa di strano nell’Adriatico. Muoiono a centinaia, e apparentemente non sembra esserci una spiegazione.
Quando si osservano morìe improvvise di pesci o altri organismi marini, si è di fronte a un segnale d’allarme per l’ecosistema. Questi episodi, a volte spettacolari per l’enorme quantità di animali coinvolti, indicano quasi sempre un cambiamento brusco dell’ambiente acquatico.
Le cause possono essere diverse: ondate di calore che riducono l’ossigeno nell’acqua, fioriture di alghe tossiche, inquinamento chimico o scarichi industriali. Anche eventi naturali come tempeste improvvise o correnti anomale possono contribuire, sconvolgendo l’equilibrio biologico.
Le conseguenze non si limitano alla fauna marina. La morte di grandi quantità di pesci altera la catena alimentare, favorisce la proliferazione di batteri e può avere ripercussioni su pesca, turismo e qualità dell’acqua, con possibili rischi per la salute umana.
Per questo le autorità ambientali intervengono con analisi rapide: campionamenti, controlli delle acque e piani di contenimento. Capire la causa è essenziale per proteggere l’ecosistema e ridurre i danni economici e ambientali, cercando soluzioni che prevengano nuovi episodi.
Quando il mare restituisce improvvisamente gusci vuoti e banchi di organismi morti, non è solo un brutto spettacolo. È un campanello d’allarme che mette in agitazione pescatori, allevatori e biologi marini. Episodi simili non sono rari lungo le coste, ma quando avvengono su vasta scala creano preoccupazione immediata, sia per l’ambiente sia per l’economia locale.
La moria può colpire in modo selettivo: a volte spariscono interi gruppi di vongole, altre tocca alle cozze o ad altre specie che vivono sul fondale. Ciò che sconcerta è la velocità: in pochi giorni, zone che ospitavano fauna ricca possono trasformarsi in aree spoglie. Le prime analisi servono per capire se il problema sia legato al clima, a sostanze inquinanti o a qualche evento naturale inatteso.
È quanto sta accadendo lungo la costa di Cesenatico, dove dopo la moria delle vongole è arrivata quella delle cozze, come riporta il Corriere Romagna. Le analisi dell’acqua (temperatura, salinità e biomassa algale) risultano nella norma per la stagione, eppure gli allevamenti tra i 4 e i 6 chilometri dalla costa mostrano “calze” di mitili svuotate, con solo gusci chiari rimasti.
I danni si notano soprattutto negli impianti più vicini al fondale, mentre le zone leggermente più profonde sembrano colpite meno. Gli operatori ipotizzano che forti piogge e il conseguente dilavamento da fiumi e canali abbiano riversato sostanze nocive, creando quella che i pescatori chiamano “acqua cattiva”. Non ci sono conferme ufficiali, ma l’ipotesi di un inquinamento localizzato resta la più plausibile.
L'estate ancora non è finita, e ci sono delle mete molto interessanti da raggiungere prima…
La Sardegna è ricca di spiagge meravigliose ed uniche, come questa qui. Sei ancora in…
Un colosso degli oceani che nuota accanto all’uomo: venerato, osservato e mai temuto per la…
Cosa si nasconde davvero dietro una scatoletta di tonno? Occhio alle etichette, alcune marche sono…
Napoli lancia un avviso: uno dei tratti di mare più amati potrebbe essere temporaneamente insicuro…
La regina degli iceberg perde la corona: A23a nel cuore dell’Atlantico Sud sta collassando, e…