Il tonno in scatola adesso fa paura | Se proprio devi comprarlo, scegli questo: è la marca migliore tra le peggiori

Tonno in scatola (Depositphotos foto) - www.marinecue.it
Cosa si nasconde davvero dietro una scatoletta di tonno? Occhio alle etichette, alcune marche sono da evitare.
Il tonno in scatola, diciamolo, è un po’ il salva-cena di tutti. Pratico, veloce, “sta bene con tutto”. Ma davvero lo conosciamo? Perché dietro quella scatoletta così comoda si nasconde un mondo che ha poco a che fare con la semplicità.
In effetti, al supermercato passiamo davanti allo scaffale del tonno senza pensarci troppo. Eppure, le differenze tra le varie marche possono essere enormi – e non parlo solo del tipo di olio. Ci sono aziende che investono in qualità e altre che… be’, fanno scelte un po’ più discutibili. Tutto questo ci finisce nel piatto senza che ce ne accorgiamo. E poi ci chiediamo perché certi prodotti “non sanno di niente”.
Negli ultimi anni, però, qualcosa è cambiato. Ma tra il dire e il fare… ci sono le etichette. E sono scritte così in piccolo, che ti passa la voglia di leggerle. Spesso le marche più pubblicizzate non sono quelle più trasparenti, anzi. E intanto, il consumatore medio – cioè noi – sceglie quello che conosce, o quello che costa meno.
Certo, non tutte le aziende sono uguali. Alcune si impegnano sul serio. Ma altre preferiscono puntare tutto sul marketing. Una bella confezione, due parole stampate in grande, e via. Peccato che poi, guardando bene la lista ingredienti, il tonno sia quasi un accessorio.
Quello che non immagini dietro una lattina
Come riporta Studium News, alcune marche molto popolari non brillano proprio per qualità. Anzi. In certi casi il tonno è pieno di sodio, oli vegetali di dubbia origine e conservanti messi lì più per coprire i difetti che per altro. La qualità del pesce? Spesso bassa, anche se dall’etichetta non si direbbe. Insomma, tutto fa pensare a un prodotto “ok”, invece… è tutto fumo. O forse, fumo e olio.
Alcune aziende usano parole che suonano bene – tipo “artigianale” o “filiera controllata” – ma alla fine, quando vai a vedere bene, non spiegano mai cosa significhi davvero. Ed è qui che casca l’asino: la tracciabilità è un optional, la pesca sostenibile nemmeno citata. E allora viene da chiedersi: se hanno davvero qualcosa da nascondere, perché non dirlo apertamente? Il rischio è ritrovarsi nel piatto un pesce che fa più male che bene, e a volte, nemmeno troppo buono. Ma quindi a cosa bisogna fare attenzione?

Quelli da lasciare sullo scaffale e quelli che si salvano
Sotto sotto, molti marchi ci infilano dentro un sacco di roba che col tonno c’entra poco: oli scadenti, additivi, tecniche di pesca aggressive e dannose per l’ambiente. Insomma, un disastro mascherato da pranzo veloce. Ma non è tutto da buttare.
Ci sono tanti marchi che riescono a distinguersi dagli altri per scelte più pulite. Quelli in cui il pesce è pescato con metodi selettivi, gli ingredienti sono essenziali e non ci sono “sorprese” nella lista. Basta leggere attentamente le etichette e non acquistare quello che capita: sempre meglio capire prima bene tutto.