Quando prenoti al mare stai attento | Se hai figli qui non ti fanno entrare: non li vogliono vedere nemmeno da lontano

Famiglia con figlia in spiaggia

Il caso dei luoghi childfree, ecco la verità (Freepik Foto) - www.marinecue.it

Spesso la scelta di un locale non riguarda soltanto il menù o la vista che offre.

Spesso, la scelta riguarda anche l’atmosfera che promette a chi entra. C’è chi cerca convivialità, chi pretende silenzio, chi vuole sentirsi accolto senza condizioni.

Non sempre però le aspettative di clienti e gestori coincidono. Quando questo accade, le regole interne di un’attività possono trasformarsi in un punto di frizione.

Il tema si fa delicato quando le restrizioni riguardano non il comportamento dei clienti, ma la loro identità: età, caratteristiche personali, appartenenza a una categoria.

E così un dettaglio all’apparenza marginale diventa il centro di un dibattito molto più ampio, che mette a confronto libertà imprenditoriale e diritti delle famiglie.

La vicenda in Riviera

Come riportato da Ecoblog (30 agosto 2025), a Milano Marittima una famiglia modenese si è vista rifiutare l’accesso a un ristorante-balneare per la presenza del figlio di cinque anni e mezzo. Una regola interna vieta da anni l’ingresso ai bambini piccoli.

Il padre ha parlato di discriminazione, sottolineando che il figlio era perfettamente in grado di rispettare le regole della tavola. Il gestore, dal canto suo, ha ribadito che si tratta di una scelta coerente con l’identità del locale: “Un ambiente sereno”, anche a costo di rinunciare a eventi più remunerativi ma ritenuti troppo rumorosi.

Coppia in spiaggia
Mare, i luoghi childfree aumentano (Freepik Foto) – www.marinecue.it

Locali childfree sotto esame

Il caso ha riportato l’attenzione sui cosiddetti locali childfree. In Italia restano episodi isolati, mentre all’estero sono più diffusi. La legge nazionale, però, è chiara: non si può escludere l’accesso ai minori in maniera arbitraria, se non per motivi legati alla sicurezza o a vincoli logistici.

Non a caso il sindaco di Cervia, Mattia Missiroli, ha criticato apertamente la linea del bagno, considerandola dannosa per l’immagine turistica della città. La questione resta aperta: fino a che punto un gestore può stabilire chi far entrare senza scivolare nell’esclusione ingiustificata? Il caso di Milano Marittima mostra come il tema dei locali childfree tocchi corde sensibili. Da un lato c’è il diritto di un imprenditore di proporre un servizio con regole chiare, dall’altro il diritto delle famiglie di non essere escluse da spazi pubblici in base all’età dei figli. Il dibattito resta aperto e non si limita alla Riviera: riguarda il futuro di un settore turistico che vive di accoglienza e che deve bilanciare esigenze diverse. La domanda di fondo è semplice ma cruciale: che idea di ospitalità vogliamo promuovere in Italia? Una basata sulla selezione, o una che tenga insieme la pluralità delle persone e delle esperienze?