Mare del Nord, decenni di storia completamente riscritti | I fondali si sono sciolti ed hanno fatto apparire fossili impensabili

Illustrazione del Mare del Nord (Canva FOTO) - marinecue.it

Illustrazione del Mare del Nord (Canva FOTO) - marinecue.it

Nel Mare del Nord sono state fatte delle scoperte eccezionali, capaci di scombussolare un po’ le conoscenze pregresse in nostro possesso.

Il Mare del Nord è uno specchio d’acqua che separa la Gran Bretagna dall’Europa continentale e da secoli rappresenta una via fondamentale per commerci e rotte navali. Nonostante sia spesso associato a tempeste e climi rigidi, è una delle aree marine più studiate e sfruttate del mondo.

Le sue acque hanno custodito per millenni tracce di storia. Dai relitti di navi mercantili e militari, affondate in epoche diverse, fino ai resti di Doggerland, l’antica terra emersa che collegava l’Inghilterra al continente europeo durante l’ultima era glaciale, oggi sommersa sotto le onde.

Negli ultimi decenni, il Mare del Nord è diventato anche un laboratorio naturale per la ricerca scientifica. Sono emerse scoperte legate alla biodiversità marina, alle correnti e persino al cambiamento climatico, grazie a carotaggi dei fondali e allo studio dei sedimenti.

Non mancano poi le sorprese più recenti: dai reperti archeologici recuperati dalle reti dei pescatori fino agli enormi parchi eolici offshore, che trasformano questo mare in un crocevia tra passato remoto e futuro energetico sostenibile.

Una scoperta interessante

Il Mare del Nord continua a sorprendere: nonostante sia studiato da decenni, sembra sempre nascondere qualcosa sotto la sua superficie grigia e agitata. Stavolta la scoperta non riguarda relitti o resti di terre sommerse, ma strutture geologiche enormi, rimaste celate per milioni di anni. Un lavoro che ha richiesto strumenti sofisticati e una buona dose di curiosità scientifica.

Il racconto, a tratti, sembra quello di un mistero svelato lentamente: le prime immagini hanno mostrato qualcosa di insolito, quasi un disordine nelle regole stratificate che si conoscevano. E da lì i ricercatori hanno iniziato a ricostruire la storia di queste formazioni, scoprendo un fenomeno che ribalta la logica sedimentaria classica.

Illustrazione di un paesaggio del Mare del Nord (canva FOTO) - marinecue.it
Illustrazione di un paesaggio del Mare del Nord (Canva FOTO) – marinecue.it

Cosa è stato scoperto?

Come riportato da TomSHW, un gruppo dell’Università di Manchester ha infatti individuato centinaia di accumuli sabbiosi giganteschi, battezzati “sinkiti”. A stupire non è solo la dimensione, ma il meccanismo che li ha creati: milioni di anni fa, strati di sabbia più densa si sono liquefatti in seguito a scosse sismiche o variazioni di pressione, sprofondando e spingendo verso l’alto strati più leggeri, composti da minuscoli fossili. È il cosiddetto fenomeno di inversione stratigrafica, mai osservato prima su scala tanto vasta-

Per riuscire a individuarlo è stato necessario l’uso di tecniche di imaging sismico 3D ad alta risoluzione, strumenti capaci di restituire una fotografia precisa del sottosuolo marino. Questa scoperta non resta confinata alla geologia accademica: potrebbe avere effetti concreti sulla valutazione dei serbatoi sotterranei e sulle strategie di stoccaggio del carbonio, settori cruciali in un’epoca di transizione energetica.