Frutti di mare, quelli del Mediterraneo puoi sognarteli d’ora in poi | Le acque sono troppo calde: stanno scomparendo tutti

Illustrazione dei frutti di mare (Canva FOTO) - marinecue.it
Purtroppo la situazione non è molto positiva, soprattutto per gli ecosistemi del Mediterraneo. Alcune specie non le rivedremo più!
I frutti di mare non sono pesci, anche se il nome può trarre in inganno. Con questa espressione si indicano invertebrati che vivono nelle acque salate, raccolti soprattutto lungo le coste o nei fondali. Sono organismi molto diversi tra loro, ma uniti dal fatto di essere, in senso stretto, “doni” del mare.
Tra i più conosciuti troviamo i molluschi, come cozze, vongole, ostriche e calamari, e i crostacei, come gamberi, aragoste e granchi. A questa grande famiglia si aggiungono anche i cefalopodi, con polpi e seppie che spiccano per intelligenza e abilità di mimetismo.
Dal punto di vista biologico, questi animali hanno sviluppato adattamenti curiosi: conchiglie dure per difendersi dai predatori, corazze articolate che crescono insieme al corpo, tentacoli dotati di ventose per catturare le prede.
In poche parole, i frutti di mare rappresentano un mosaico di forme di vita che mostrano quanto la natura possa essere creativa e varia. Non sono soltanto ingredienti della cucina, ma testimonianze viventi dell’ingegno dell’evoluzione sotto le onde.
Una situazione particolare
Il Mediterraneo non è più lo stesso mare di qualche decennio fa. Negli ultimi anni le sue acque si sono scaldate a una velocità sorprendente, raggiungendo temperature che fino a poco tempo fa sembravano impensabili. Non si tratta soltanto di un fenomeno curioso: il calore eccessivo influisce direttamente sulla sopravvivenza di molte specie. Alcuni organismi, abituati a vivere entro limiti termici piuttosto stretti, si trovano ora a fare i conti con condizioni che non riescono più a sopportare.
In questo scenario a soffrire non sono solo gli ecosistemi marini, ma anche intere comunità umane che da quelle risorse dipendono. C’è un filo diretto, a volte sottovalutato, tra la salute del mare e la vita quotidiana di chi ci vive accanto o ci lavora. L’impressione è che la questione stia diventando sempre più urgente, con implicazioni ambientali ma anche economiche e sociali.

Cosa sta succedendo?
Come riportato da Il Messaggero, tra le vittime più esposte ci sono cozze, vongole e ricci di mare, organismi che fanno parte non solo dell’ambiente marino ma anche della cultura gastronomica mediterranea. Se la temperatura dell’acqua resta per diversi giorni sopra i 30 gradi, questi animali rischiano di non farcela, andando incontro a morie improvvise e difficili da arginare.
La Fondazione Marevivo ha lanciato l’allarme spiegando che le ondate di calore marine potrebbero cancellare interi banchi naturali, con ripercussioni pesanti sugli equilibri ecologici e sull’economia locale. Un esempio chiaro è quello del mosciolo di Portonovo, una varietà di mitilo tipica delle Marche. Dopo il crollo numerico registrato nel 2024, le popolazioni faticano ancora a riprendersi e rimangono estremamente vulnerabili alle nuove anomalie termiche.