Dici addio alle abbuffate di pesce | In Italia è appena scattato il divieto di pesca: saranno mesi durissimi

Illustrazione di alcuni pesci e crostacei (Canva FOTO) - marinecue.it

Illustrazione di alcuni pesci e crostacei (Canva FOTO) - marinecue.it

Le abbuffate di pesce accompagnano molte famiglie, soprattutto nei giorni di festa. E per via del divieto di pesca, non sarà più possibile.

Quando si parla di abbuffate di pesce, viene subito in mente l’idea di tavolate imbandite e di piatti che profumano di mare. Un rituale che non è solo gastronomico, ma anche sociale: stare insieme, condividere portate diverse e assaggiare specialità locali.

Le abbuffate hanno radici antiche, legate alle tradizioni costiere e alle comunità di pescatori. Dopo una giornata di pesca abbondante, il pesce veniva cucinato e consumato in grandi quantità, spesso con ricette semplici e immediate.

Oggi le troviamo soprattutto nelle sagre e nei ristoranti, dove diventano un’occasione per gustare grigliate miste, fritture dorate e crudi freschissimi. È un’esperienza che unisce convivialità e scoperta culinaria, con piatti che cambiano a seconda delle regioni.

Naturalmente, dietro il piacere c’è anche un invito alla moderazione. Il pesce è salutare, ma le abbuffate rischiano di trasformare il beneficio in eccesso. Meglio viverle come momenti speciali, da assaporare con equilibrio e, soprattutto, con gusto.

Una situazione particolare

Il fermo pesca non è una novità, ma ogni anno torna puntuale a scandire i ritmi delle nostre coste. È quella pausa forzata che lascia le barche ormeggiate e i porti un po’ più silenziosi del solito. Una misura che può sembrare punitiva per chi vive di mare, ma che in realtà ha un obiettivo preciso: dare respiro agli ecosistemi e permettere alle specie ittiche di rigenerarsi. Senza questi stop programmati, il rischio sarebbe un impoverimento irreversibile delle risorse.

Nonostante il lato ecologico sia evidente, la sospensione porta con sé una serie di conseguenze che spesso si percepiscono direttamente nei mercati e nelle tavole. I prezzi tendono a oscillare, le abitudini di consumo devono adattarsi e ci si rende conto di quanto la filiera del pesce sia delicata. È un meccanismo che funziona come un equilibrio sottile: da un lato la necessità di salvaguardare il mare, dall’altro quella di non lasciare a secco un settore economico fondamentale.

Illustrazione di alcune reti da pesca (Canva FOTO) - marinecue.it
Illustrazione di alcune reti da pesca (Canva FOTO) – marinecue.it

Cosa sta succedendo?

Come riportato da Qui Finanza, per il 2025 il calendario del fermo pesca è stato definito con una scansione a zone. Dal 31 luglio al 13 settembre si fermeranno le flotte tra Trieste e Ancona; successivamente, dal 16 agosto al 29 settembre, lo stop interesserà l’area compresa tra San Benedetto del Tronto e Bari. Infine, il turno toccherà al resto del Paese, comprese isole e mari meridionali, con una sospensione dal 1° al 30 ottobre. 

Gli effetti si faranno sentire inevitabilmente. Nei mercati la disponibilità di prodotto fresco diminuirà e, di conseguenza, l’Italia dovrà puntare ancora di più su piccola pesca e acquacoltura, oltre che sulle importazioni. Un dato significativo: la dipendenza dal pesce estero è salita in pochi decenni dal 30% al 90%, con oltre 840 milioni di chili importati lo scorso anno, contro appena 130 milioni provenienti dalla produzione nazionale.