Draghi marini, è allarme | Stanno morendo tutti: fuggono dalle acque e si lasciano andare in spiaggia

Illustrazione di un esemplare di Phyllopteryx taeniolatus (Canva FOTO) - marinecue.it

Illustrazione di un esemplare di Phyllopteryx taeniolatus (Canva FOTO) - marinecue.it

Questi animali straordinari stanno, pian piano, scomparendo. Purtroppo se ne vanno via, e la situazione peggiora di volta in volta.

Gli spiaggiamenti di animali marini sono episodi delicati e spesso drammatici, che coinvolgono soprattutto cetacei, tartarughe e foche. Succede quando un esemplare, per ragioni diverse, finisce sulla spiaggia e non riesce più a tornare in mare. 

Le cause non sono sempre chiare. Possono esserci malattie, ferite, disorientamento, oppure disturbi dovuti all’inquinamento acustico sottomarino. Anche le variazioni del campo magnetico terrestre, che gli animali usano per orientarsi, possono giocare un ruolo. 

Quando un animale resta troppo a lungo fuori dall’acqua, il suo corpo non regge: si disidrata, si surriscalda, può soffocare sotto il proprio peso. Nei casi più gravi, purtroppo, non c’è nulla da fare.

Chi assiste a uno spiaggiamento dovrebbe fermarsi, osservare da lontano e avvisare subito chi di dovere: Capitaneria, veterinari specializzati, centri di recupero marino. Non basta la buona volontà, servono conoscenze e protocolli precisi.

Piccoli draghi tra le onde

Sulle coste australiane capita, ogni tanto, di imbattersi in creature che sembrano uscite da un sogno. Non delfini o squali, ma draghi marini. Sono pesci, sì, ma con quell’aspetto fiabesco che li fa sembrare fatti d’alghe, piume e fantasia. Quando si spiaggiano, non passano certo inosservati: il corpo slanciato, le appendici che sembrano foglie e quei colori tenui che si confondono con il mare. Eppure, dietro questa bellezza fragile, c’è una storia che preoccupa sempre di più chi studia gli equilibri marini.

Negli ultimi mesi, come riportato da Fanpage, il numero di spiaggiamenti è aumentato sensibilmente. E non si tratta di casi isolati. Secondo il professor David Booth della University of Technology di Sydney, a causare tutto ciò sarebbero in gran parte le forti mareggiate che stanno colpendo il sud dell’Australia. Queste creature, abituate a nascondersi tra le foreste sottomarine di posidonia e alghe, finiscono travolte dalle correnti e spinte a riva. 

Illustrazione di un drago marino (Canva FOTO) - marinecue.it
Illustrazione di un drago marino (Canva FOTO) – marinecue.it

Una situazione particolare

Come riportato da Fanpage, la causa principale sembrano essere i fenomeni meteorologici estremi, sempre più frequenti, che alterano le condizioni delle acque costiere e mettono a dura prova specie così delicate. Le correnti violente e i cambiamenti improvvisi di temperatura disorientano i draghi marini, che perdono il loro habitat naturale e finiscono letteralmente “a secco”.

Le segnalazioni arrivano da tutto il tratto sud-orientale del Paese, e coinvolgono tre specie diverse: quella foglia, quella erbacea e la meno comune varietà rubino. Il professor Booth ha sottolineato quanto sia importante la collaborazione del pubblico: nessun contatto diretto, ovviamente, ma una foto ben fatta, con un riferimento visivo chiaro, può aiutare la comunità scientifica a mappare il fenomeno e capire se è in crescita, stagionale o legato ad altri fattori.