Adriatico, allarme alga tossica | È invisibile a occhio nudo, ma la senti tutto: se ti ci tuffi te ne vai al Pronto Soccorso

Allarme alghe nocive

Allarme alghe nocive (Canva-Depositphotos foto) - www.marinecue.it

La pericolosissima alga ha raggiunto addirittura le acque del Mediterraneo. I bagnanti rischiano grosso: è successo nella piena stagione estiva

Quando sentiamo parlare di “specie aliene” si fa riferimento ad organismi che non appartengono, originariamente, all’ecosistema all’interno del quale le stesse vengono scoperte, essendosi insediate a seguito di numerose cause.

La principale è l’attività dell’uomo tra i vari mari del mondo, che può rischiare di condurre una specie proveniente dalla parte opposta del globo fino all’ambiente autoctono dal quale l’imbarcazione è partita, con possibilità di proliferazione degli organismi.

Una simile eventualità può verificarsi con molta frequenza all’interno di ecosistemi che risultano essere fortemente esposti al cambiamento climatico, quando i mari subiscono una significativa “tropicalizzazione“.

E’ proprio questa una delle caratteristiche che alimenta la possibilità di verificarsi di invasioni da parte di specie aliene, nella maggior parte dei casi addirittura invasive, per questo in grado di provocare conseguenze nefaste nei confronti degli organismi autoctoni.

Allarme tra i mari nostrani

E’ quanto si sta sfortunatamente manifestando tra le acque del Mare Adriatico, coinvolto da un aumento spropositato e costante della temperatura interna alle sue acque, sino a diventare, inevitabilmente, un ambiente ideale per favorire la proliferazione dell’alga tossica nota come “Ostreopsis Ovata“, già presente, stando alle numerose segnalazioni giunte all’attenzione degli enti, da almeno un decennio lungo la costa adriatica, con particolare riscontro in Puglia, dove la locale Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente sta operando attraverso uno specifico monitoraggio.

L’elemento più spaventoso è rappresentato dal fatto che non solo tra le baie e le zone rocciose pugliesi, ma anche la costiera ligure, il Lazio o l’Isola di Sicilia siano state recentemente interessate dal medesimo problema. In particolare, il ricercatore del CNR di Taranto, Ferdinando Rubino, ha spiegato come il fenomeno “tenderà ad essere più presente“, a causa proprio del costante aumento della temperatura che sta interessando i mari nostrani.

Come si presenta l'Ostreopsis Ovata
Come si presenta l’Ostreopsis Ovata (Arpa FVG foto) – www.marinecue.it

Minuscola, ma potenzialmente dannosa

Ma quali sono le caratteristiche di questa specie aliena? Innanzitutto precisiamo che le sue dimensioni oscillano tra i 30 e i 60 micron e che tale microalga risulta trovare “terreno fertile” nelle acque calme e particolarmente calde dei mari tropicali. L’aspetto in assoluto più allarmante circa la sua proliferazione è la capacità di produrre tossine in grado di causare squilibri anche nei confronti dell’uomo, che potrebbe riportare sintomi assimilabili a quelli dell’influenza. Sebbene, proprio per via delle sue dimensioni a dir poco irrisorie, sia praticamente impossibile visionarle ad occhio nudo, è comunque comune osservarle sulle alghe, quando le stesse sono ricoperte da una sorta di mucillagine, così come può avvenire addosso agli scogli.

Le sue origini sono da ricercare nell’attività umana, quando le acque di zavorra delle navi vengono scaricate in un determinato ecosistema marino, provenendo da latitudini totalmente distanti. L’unico modo che i bagnanti hanno per cercare di evitare la contaminazione è quello di tenersi alla larga dalle coste rocciose, limitando per quanto possibile il consumo alimentare di frutti di mare, in grado di accumulare le tossine. A riportarlo è La Stampa.