Questo è il pasto dei marinai sardi | Lo prepari in pochi minuti e diventerà il re della tua estate: gli ospiti resteranno sbalorditi

Illustrazione di alcuni marinai (Canva FOTO) - marinecue.it

Illustrazione di alcuni marinai (Canva FOTO) - marinecue.it

I marinai sardi non mangiano pasti e piatti comuni. Alcuni di essi sono tipici della loro regione, e non sono difficili da preparare.

Per chi vive per mesi in mare, lontano da porti e mercati, il cibo non è solo nutrimento: è strategia, resistenza, ingegno. Fin dai tempi delle grandi esplorazioni, l’alimentazione dei marinai è stata una sfida continua, fatta di conservazione e sopravvivenza.

Nelle stive si trovavano scorte dure come pietre: biscotti marinari, carne salata, legumi secchi. Erano alimenti pensati per durare, non per soddisfare il palato. Le verdure fresche? Rarissime. 

Col passare dei secoli, le cose sono cambiate. Sulle navi moderne, le cucine sono attrezzate e il personale di bordo prepara pasti completi, bilanciati, persino personalizzati. Su navi da guerra o pescherecci d’altura, la qualità del cibo influisce direttamente sul morale dell’equipaggio.

Eppure, qualcosa è rimasto: l’idea che in mare, anche un piatto caldo può fare la differenza. Non solo per riempire lo stomaco, ma per sentirsi, almeno un po’, a casa. Anche tra le onde.

Una ricetta nata dal mare

Ci sono piatti che raccontano storie più di quanto facciano certi libri. La capunadda tabarchina è uno di questi: nasce tra le mani ruvide dei marinai, in giornate lunghe, con il sole addosso e il sale sulle labbra. È un’insalata povera, sì, ma con dentro tutta la praticità e l’ingegno di chi lavorava in mare e aveva poco tempo, pochi ingredienti e tanta fame.

A Carloforte, come riportato da Unione Sarda, questo piatto è ancora oggi simbolo di identità. Non è solo una ricetta, è una piccola eredità quotidiana che passa di generazione in generazione. Non ha bisogno di fornelli né di presentazioni eleganti. Si fa così com’è sempre stata fatta: semplice, fresca, robusta. 

Illustrazione della bandiera della Sardegna (Canva FOTO) - marinecue.it
Illustrazione della bandiera della Sardegna (Canva FOTO) – marinecue.it

Una ricetta incredibile

Come riportato da Unione Sarda, la base di tutto sono le galledde, una specie di friselle dure che si conservano per settimane. I marinai le bagnavano giusto quel tanto che bastava per ammorbidirle un po’, senza ridurle in pappa. Poi si aggiungeva il cuore del piatto: la tunninia, cioè tonno salato lasciato a dissalare per circa 50-60 giorni e poi spezzettato a mano.

Niente coltelli, solo dita. A completare il tutto arrivano pomodori freschi, facussa (una varietà di cetriolo tipica dell’isola), basilico, olio extravergine e una punta di aceto per dare vivacità. Tutto si mescola con calma, senza esagerare. Insomma, un pasto davvero interessante!