Addio alla plastica in mare | Ricercatori ne hanno creata una che in un solo anno scompare del tutto

Illustrazione della plastica in mare (Canva FOTO) - marinecue.it
La plastica in mare tra poco non sarà più un problema, grazie ad un sistema molto ingegnoso. Questa scompare completamente!
La plastica in mare è uno dei problemi ambientali più urgenti del nostro tempo. Ogni anno, milioni di tonnellate di rifiuti plastici finiscono negli oceani, trasportati da fiumi, scarichi urbani o gettati direttamente in acqua.
Il problema non è solo estetico. La plastica si frammenta in microplastiche, piccolissime particelle che vengono ingerite da pesci, molluschi e uccelli marini. A catena, possono finire anche nel nostro piatto, entrando nella catena alimentare senza che ce ne accorgiamo.
Alcune aree, come il cosiddetto Great Pacific Garbage Patch, raccolgono enormi quantità di rifiuti galleggianti, trasportati dalle correnti oceaniche. Ma l’inquinamento colpisce anche le coste, le barriere coralline e perfino i fondali profondi.
Ridurre la plastica in mare non è impossibile, ma richiede scelte concrete: meno imballaggi usa e getta, più riciclo e materiali alternativi, e un cambio di mentalità. Perché ogni oggetto disperso oggi può restare in mare per secoli.
Il mare non “dimentica” nulla
C’è chi pensa che, una volta gettata in acqua, la plastica sparisca. Magari sprofonda, magari si allontana con le onde. E invece no, resta lì. Anzi, si insinua. Nel tempo e nello spazio. Il problema dell’inquinamento da plastica negli oceani non è soltanto quello che galleggia in superficie, ben visibile agli occhi. C’è anche quello che si deposita silenziosamente nei fondali, nei sedimenti, tra le pieghe oscure dell’oceano.
E non è solo una questione di bottiglie o sacchetti abbandonati. I materiali si sbriciolano, diventano microplastiche e finiscono nelle pance dei pesci, nei coralli, perfino nell’acqua che si beve. Sotto la superficie, dove lo sguardo non arriva, si crea un mondo nuovo. Una specie di “ecosistema parallelo” che prende forma attorno a ciò che l’uomo lascia indietro. E qui inizia la parte più assurda, quasi fantascientifica.

Una soluzione interessante
Come riportato da Tom SHW, In mare si sta sviluppando un curioso ecosistema che gli scienziati chiamano plastisfera. In pratica, alcune colonie di batteri e funghi si attaccano alla plastica galleggiante come se fosse una zattera. Ma non si limitano a viverci sopra: alcune specie, come il fungo Parengyodontium album, sono in grado di degradare il polietilene, una delle plastiche più diffuse.
Diciamo che, in un modo o nell’altro, questi batteri aiuteranno tantissimo contro la lotta alla plastica. Infatti, i ricercatori dell’Università Shinshu hanno notato che i batteri che si sono posizionati sul loro composto, simile alla plastica, hanno incominciato a degradarla. Il LAHB, il composto sperimentale, è stato prodotto da Escherichia coli geneticamente modificati, e la sua capacità di degradazione potrà tornarci utile in futuro…sostituendolo alla plastica!