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Navi a zero emissioni: la sfida del settore marittimo tra ammoniaca, e-metanolo e nuove tecnologie

La situazione sta cambiando in meglio, grazie soprattutto a tutte queste innovazioni tecnologiche. Un futuro con meno emissioni è possibile!

È ufficiale: l’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), come riportato da un loro comunicato, ha fatto un passo storico verso un settore navale a zero emissioni. Lo ha fatto approvando, nell’aprile 2025, un pacchetto di misure senza precedenti che punta a decarbonizzare la navigazione mondiale entro (o attorno al) 2050. Una scadenza ambiziosa, certo, ma non più rimandabile, considerando che le grandi navi commerciali contribuiscono da sole all’8% delle emissioni globali di CO₂ previste a metà secolo, se non si interviene.

Quello approvato è stato chiamato “IMO Net-Zero Framework”, e rappresenta il primo tentativo a livello globale di combinare due leve molto forti: da un lato, limiti obbligatori alle emissioni di gas serra per le navi; dall’altro, un meccanismo economico che introduce un vero e proprio prezzo per ogni tonnellata di CO₂ emessa. Si tratta di un cambiamento strutturale, destinato a toccare praticamente tutta la flotta mercantile internazionale.

Il pacchetto normativo è stato discusso e approvato nel corso dell’83ª sessione del Marine Environment Protection Committee (MEPC 83), che si è svolta dal 7 all’11 aprile 2025. Le regole entreranno formalmente in vigore nel 2027, dopo l’adozione ufficiale prevista per ottobre 2025.

A essere coinvolte saranno tutte le navi sopra le 5.000 tonnellate di stazza lorda, cioè quelle che da sole rappresentano circa l’85% delle emissioni del settore marittimo internazionale.

Nuove regole, nuovo capitolo nel MARPOL

Il cuore del pacchetto Net-Zero sta tutto in un nuovo capitolo. il numero 5, dell’Annesso VI della Convenzione MARPOL, il trattato che regola l’inquinamento atmosferico causato dalle navi. Questo nuovo capitolo introduce due strumenti principali: un Global Fuel Standard, che impone una progressiva riduzione dell’intensità emissiva dei carburanti (cioè quanta CO₂ viene emessa per ogni unità energetica consumata), e un Global Economic Measure, ovvero un sistema di prezzi sulle emissioni in eccesso rispetto a determinati target.

Il calcolo delle emissioni si baserà su un approccio “well-to-wake”, che considera l’intero ciclo di vita del combustibile, dalla produzione al consumo a bordo. Le navi che superano le soglie previste potranno compensare le loro emissioni acquistando Remedial Units attraverso un apposito fondo, l’IMO Net-Zero Fund. Al contrario, quelle che useranno tecnologie a zero o quasi zero emissioni, potranno guadagnare Surplus Units, una sorta di credito da rivendere o accumulare. L’idea è premiare chi anticipa gli obiettivi, e far pagare chi ritarda.

Illustrazione della diminuzione della CO2 (Canva FOTO) – marinecue.it

Un fondo globale e una transizione (quasi) equa

Il Net-Zero Fund, oltre a gestire il meccanismo dei crediti, raccoglierà i proventi delle “multe” per le emissioni eccedenti. Questi fondi saranno poi ridistribuiti con vari scopi: premiare le navi a basse emissioni, finanziare ricerca e sviluppo per carburanti alternativi, sostenere la formazione e il trasferimento tecnologico nei paesi in via di sviluppo e, cosa importante, mitigare l’impatto economico sulle economie più fragili, come quelle degli Stati insulari o meno industrializzati.

Sono previsti due livelli di target: uno Base, minimo, e uno Direct Compliance, più severo ma premiato con i famosi surplus. Le aziende potranno quindi scegliere se restare sulla soglia minima o puntare a performance migliori. Il sistema sarà valido per tutte le navi oltre i 5.000 GT, e sarà applicato su scala globale. Secondo il calendario, l’adozione formale del pacchetto avverrà a ottobre 2025, con le linee guida operative approvate nella primavera del 2026 (MEPC 84), mentre l’entrata in vigore è prevista nel corso del 2027, 16 mesi dopo l’adozione ufficiale, come da regolamento MARPOL.

Mattia Paparo

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