Microplastiche addio, trovata la soluzione definitiva | Non servono aggeggi strani: basta questo fungo che si trova in mare

Illustrazione delle microplastiche (Canva FOTO) - marinecue.it

Illustrazione delle microplastiche (Canva FOTO) - marinecue.it

Le microplastiche sono un problema da non sottovalutare, hanno invaso ogni ecosistema. Eppure, c’è una soluzione molto interessante.

Le microplastiche sono frammenti di plastica piccolissimi, spesso invisibili a occhio nudo. Possono derivare dal degrado di oggetti più grandi o essere già minuscole alla nascita, come quelle contenute in cosmetici o abiti sintetici.

Il problema è che finiscono ovunque: nei fiumi, negli oceani, nell’aria e perfino nel nostro cibo. Una volta disperse nell’ambiente, sono quasi impossibili da eliminare. E si accumulano nella catena alimentare.

Pesci, molluschi, uccelli marini: tutti li ingeriscono senza accorgersene. Ma gli effetti a lungo termine, anche sull’uomo, sono ancora oggetto di studio. Si parla di rischi per la salute, ma anche di danni agli ecosistemi.

Per ridurre il problema, servono scelte quotidiane più consapevoli: meno plastica monouso, più riciclo, materiali alternativi. Perché anche quello che sembra piccolo e innocuo può avere un impatto enorme.

Una soluzione incredibile!

Quando si parla di oceani inquinati, viene subito in mente quell’enorme distesa galleggiante di plastica che vaga nel Pacifico. Un’immagine un po’ inquietante, sì, ma tristemente reale. Eppure, proprio lì dove ci si aspetta solo degrado, può nascere qualcosa di sorprendente. Qualcosa di vivo, di inatteso.

Nel bel mezzo di quella che viene chiamata la “Great Pacific Garbage Patch”, un gruppo di ricercatori ha scoperto un minuscolo alleato: un fungo. Non uno qualunque, ma uno marino, poco conosciuto e a dir poco promettente. Già il nome incuriosisce: Parengyodontium album. Difficile da pronunciare, facile da ricordare. Soprattutto se si scopre che… si nutre di plastica.

Illustrazione di alcune microplastiche (Canva FOTO) - marinecue.it
Illustrazione di alcune microplastiche (Canva FOTO) – marinecue.it

Come eliminare le microplastiche

Come riportato da Tom’s Hardware, questo microrganismo, isolato durante una missione guidata da The Ocean Cleanup e studiato da Annika Vaksmaa (NIOZ) e Matthias Egger, è capace di scomporre il polietilene, uno dei materiali plastici più diffusi e resistenti. I ricercatori hanno fatto un esperimento curioso: hanno etichettato la plastica con carbonio-13 per seguirne la trasformazione. Il risultato? La plastica spariva e il fungo… cresceva.

Ma la cosa più affascinante è che Parengyodontium album non è un’eccezione solitaria. I funghi marini sono ancora un mondo quasi del tutto sconosciuto. Ne esistono potenzialmente migliaia di specie, ma al momento ne sono state classificate poco più di 2.200. E diversi di questi organismi sembrano avere abilità straordinarie, tra cui proprio la degradazione delle microplastiche. E’ una soluzione molto interessante, e che potrebbe risolvere l’annoso problema delle microplastiche, trovate persino nel nostro organismo.