In Sicilia è strage di pesci | Stanno morendo a banchi: l’uomo non c’entra, muoiono per non essere mangiati

Illustrazione di un pesce morto (Canva FOTO) - marinecue.it
Purtroppo quello che sta succedendo in Sicilia ha lasciato tutti a bocca aperta, e questa volta non è colpa dell’uomo.
Quando si verifica una moria di pesci, la prima domanda da farsi è: cosa ha alterato l’equilibrio dell’acqua? In biologia, eventi di questo tipo indicano che l’ambiente acquatico è andato in sofferenza acuta.
Altre volte la colpa è di sostanze chimiche: pesticidi, metalli pesanti o inquinanti industriali che arrivano nei fiumi e nei mari. Anche sbalzi termici improvvisi o eventi naturali estremi possono causare shock letali, soprattutto per le specie meno resistenti.
Dal punto di vista ecologico, ogni moria ha effetti a catena: squilibra la catena alimentare, altera la composizione delle specie presenti e rende l’ambiente più vulnerabile a nuove crisi.
E ogni volta che succede, ci racconta quanto fragile sia l’intero sistema. Basta veramente poco per cambiare gli equilibri naturali, e non solo da parte dell’uomo.
Un mare calmo, ma pieno di domande
Succede che si va al mare pensando solo al sole e al silenzio. E invece ci si ritrova davanti a una scena che spiazza: centinaia, forse migliaia, di pesci galleggianti al largo, immobili, come stesi su un fondale d’aria. Come riportato dalla Gazzetta del Sud, è successo nei giorni scorsi a Mortelle, zona nord di Messina, dove l’acqua si è trasformata in un tappeto grigio. A vederla da lontano sembrava una chiazza, ma avvicinandosi si capiva che c’era qualcosa di più strano, qualcosa di rotto.
La notizia è stata segnalata da diversi residenti e documentata da Gazzetta del Sud, che ha pubblicato un video della distesa in superficie. Nessun cattivo odore, nessuna schiuma tossica. Solo una quantità impressionante di pesci, tutti piccoli, ammassati sotto la linea dell’orizzonte. Si è parlato di “misteriosa moria”, ma chi conosce un po’ il mare ha subito tirato fuori una parola ben precisa: mangianza.

Una situazione particolare
Come riportato dalla Gazzetta del Sud, la dinamica, in realtà, è ben nota ai biologi marini. Si tratta di una tecnica di caccia che mette in scena un equilibrio tanto antico quanto brutale: i grandi predatori, come tonni o lecce, accerchiano banchi di pesci più piccoli e li spingono verso riva. Lì, stretti tra sabbia e panico, i pesci restano intrappolati.
L’acqua è troppo bassa, troppo calda, e inizia a mancare l’ossigeno. Così, uno dopo l’altro, muoiono soffocati. Non è inquinamento, non è veleno: è la catena alimentare che si chiude di colpo, in modo drammatico. La conferma è arrivata anche da Tempostretto, che ha parlato apertamente di “effetto mangianza”, chiarendo che si tratta di un evento naturale, benché visivamente molto forte.