Balenottere a rischio avvelenamento | Il Mediterraneo è diventato un ricettacolo di rifiuti: alti livelli di nicotina, farmaci e PFAS

Illustrazione di una balenottera (Canva FOTO) - marinecue.it

Illustrazione di una balenottera (Canva FOTO) - marinecue.it

Purtroppo, le balenottere sono a rischio avvelenamento, e la situazione incomincia ad essere intollerabile. Cosa sta succedendo?

Ogni anno, milioni di tonnellate di plastica finiscono nei nostri oceani. Non si tratta solo di bottiglie e sacchetti galleggianti: una parte enorme si sbriciola in minuscole particelle, diventando invisibile ma ancora più insidiosa. 

La maggior parte della plastica non si vede. Si deposita sui fondali, si infiltra nella sabbia, o si disperde come microplastica sospesa nell’acqua. Ed è ovunque: nei pesci, nei crostacei, persino nel sale da cucina. 

Il danno agli animali marini è devastante. Tartarughe, uccelli, delfini e balene ingeriscono oggetti di plastica scambiandoli per cibo, o restano impigliati in reti e imballaggi. Ogni anno, migliaia di creature muoiono per soffocamento, infezioni o fame, collegate direttamente all’inquinamento da rifiuti.

Gran parte di questi rifiuti arriva dalla terraferma, trascinata da fiumi, pioggia e vento. Il problema nasce spesso da sistemi di gestione inadeguati e dal massiccio uso di plastica monouso.

Cosa resta in mare

Negli oceani, e soprattutto nel Mediterraneo, i rifiuti non spariscono: si trasformano. Bottiglie, sacchetti, reti… galleggiano per un po’, poi si rompono in pezzi più piccoli, fino a diventare quasi invisibili. Le microplastiche sono ormai ovunque, anche dove non ce le si aspetterebbe. E non si fermano alla superficie: molte si depositano sui fondali, si legano al plancton, e da lì cominciano un viaggio che può arrivare molto lontano.

Come riportato da Libero, insieme a questi frammenti di plastica ci finiscono dentro anche altre sostanze: residui di creme solari, farmaci, e composti chimici persistenti come i PFAS. Tutto questo si miscela nell’acqua e sale lungo la catena alimentare. Il punto d’arrivo? Spesso sono animali grandi e iconici come le balenottere del Mediterraneo, che si nutrono filtrando enormi quantità d’acqua… e con essa, purtroppo, anche tossine e materiali inquinanti.

Illustrazione di alcuni cetacei (Canva FOTO) - marinecue.it
Illustrazione di alcuni cetacei (Canva FOTO) – marinecue.it

Una situazione complessa

Come riportato da Libero, il danno, però, non si limita all’inquinamento estetico o alla plastica visibile sulle spiagge. I rifiuti marini – soprattutto quelli invisibili – stanno cambiando la vita (e la salute) di molte specie. Tartarughe, delfini, uccelli marini finiscono impigliati o ingeriscono plastica senza nemmeno accorgersene.

Ma il problema più subdolo arriva dalle sostanze tossiche accumulate nei loro tessuti: possono provocare infiammazioni croniche, alterazioni ormonali e difficoltà nella riproduzione. La radice del problema è quasi sempre la stessa: rifiuti mal gestiti a terra, che finiscono in fiumi e poi in mare. In alcuni casi, basta una pioggia intensa per trascinare a valle tonnellate di materiali plastici e composti chimici.